Una sentenza storica scuote il mondo dei social media: Meta Platforms, la società madre di Facebook e Instagram, è stata condannata da un tribunale spagnolo a versare 479 milioni di euro (circa 552 milioni di dollari) a favore di 87 editori digitali e agenzie di stampa locali. La motivazione? Pratiche di concorrenza sleale e violazione delle norme sulla protezione dei dati personali (GDPR) dell'Unione Europea.
La decisione del tribunale di Madrid è un duro colpo per Meta, accusata di aver sfruttato i dati personali degli utenti per la visualizzazione di pubblicità mirata su Facebook e Instagram. Secondo i giudici, l'azienda americana ha ottenuto un "vantaggio competitivo significativo" nel mercato della pubblicità online spagnolo grazie al trattamento illecito dei dati degli utenti. In sostanza, Meta avrebbe violato il GDPR e la legge antitrust spagnola, alterando le regole del gioco a danno degli editori locali.
Nello specifico, la corte ha evidenziato come i cambiamenti apportati da Meta alla sua politica sulla privacy dopo l'entrata in vigore del GDPR nel maggio 2018, abbiano permesso all'azienda di generare profitti pubblicitari per un valore stimato di 5,3 miliardi di euro in cinque anni. Questo, secondo l'accusa, è avvenuto a scapito della concorrenza e dei diritti degli utenti.
La reazione di Meta non si è fatta attendere. Un portavoce dell'azienda ha dichiarato di non essere d'accordo con la sentenza, definendola "infondata" e priva di prove concrete. Meta si difende affermando di rispettare tutte le leggi vigenti e di fornire agli utenti "scelte chiare" e "trasparenza" riguardo alle modalità di utilizzo dei loro dati. Inoltre, l'azienda sottolinea di mettere a disposizione degli utenti una serie di strumenti per controllare la loro esperienza sui servizi offerti.
Nonostante le rimostranze, la sentenza rappresenta un precedente importante e potrebbe avere ripercussioni significative per Meta e per l'intero settore della pubblicità online. La decisione del tribunale spagnolo sottolinea la crescente attenzione delle autorità europee verso la protezione dei dati personali e la necessità di garantire una concorrenza leale nel mercato digitale.
È importante notare che un'azione legale simile è attualmente in corso anche in Francia, il che suggerisce che la battaglia legale di Meta in Europa è tutt'altro che conclusa. L'azienda ha annunciato che ricorrerà in appello contro la sentenza spagnola, aprendo un nuovo capitolo in questa complessa vicenda. Resta da vedere se Meta riuscirà a ribaltare la decisione del tribunale o se dovrà accettare di pagare il maxirisarcimento e rivedere le sue pratiche commerciali in Europa.
Questo caso mette in luce un tema sempre più centrale nel dibattito pubblico: il potere dei giganti del web e la necessità di regolamentare l'utilizzo dei dati personali per proteggere i diritti dei cittadini e garantire una concorrenza equa. La sentenza spagnola potrebbe segnare un punto di svolta in questa direzione, aprendo la strada a nuove azioni legali e a una maggiore responsabilizzazione delle aziende tecnologiche.
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