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Xherdan Shaqiri, ex attaccante dell'Inter ora in forze al Basilea, ha recentemente condiviso ricordi e considerazioni sulla sua esperienza a Milano, in un'intervista con La Gazzetta dello Sport. Riflessioni che emergono con un tono di nostalgia e delusione per un periodo che, nelle sue aspettative, avrebbe potuto regalar qualcosa di più. "Mi sono trovato in una delle squadre più qualitativamente povere degli ultimi 15 anni" ha dichiarato Shaqiri, sottolineando quanto il team fosse carente di campioni e mal costruito, un commento che getta luce sulle difficoltà di quella stagione.
Il suo passaggio all'Inter era stato avvolto da grandi promesse, uno scenario che si è però dimostrato meno brillante del previsto. "Mi aspettavo un contesto differente, con più chance di giocare", ha confessato. Nonostante il clima difficile, Shaqiri ha apprezzato il gruppo di giocatori con cui ha condiviso l'esperienza, citando compagni come Zdravko Kuzmanovic e ricordando la buona compagnia di Yuto Nagatomo, Juan Jesus e Dodo come momenti positivi di quell'avventura.
Un rapporto particolare è quello con l'allora allenatore, Roberto Mancini. "Cosa direi oggi a Mancini? Che poteva farmi giocare di più", scherza Shaqiri, confermando tuttavia la stima per il mister. Un legame che è rimasto anche in occasione degli incontri con la nazionale, dove Mancini non ha mancato di tessere le lodi dell'attaccante.
Tra gli aneddoti più curiosi del suo soggiorno in Italia, Shaqiri racconta di un infortunio e del suggerimento ricevuto da Mancini stesso di rivolgersi a un dottore molto particolare: uno sciamano, noto per aver curato anche il leggendario Ronaldo. Un'esperienza che si è rivelata un fiasco totale, dopo un viaggio di un’ora e mezza in auto, senza alcun miglioramento effettivo delle sue condizioni.
Le parole di Shaqiri dipingono il quadro di un periodo complesso ma denso di episodi significativi. I suoi racconti gettano nuova luce su dinamiche interne e su una squadra che, almeno in quella fase della sua lunga e gloriosa storia, non riusciva a esprimere il potenziale che ci si sarebbe aspettati, lasciando l'amaro in bocca anche a giocatori di alto calibro come lo stesso Shaqiri.
