In una svolta significativa per la privacy degli utenti, OpenAI ha annunciato che gli utenti di ChatGPT possono nuovamente eliminare le proprie chat in modo permanente. Questa decisione arriva dopo un'ordinanza del tribunale che obbligava l'azienda a conservare i log delle conversazioni degli utenti, anche in caso di cancellazione, nel contesto di una causa multimiliardaria per violazione del copyright intentata dal New York Times e altre società.
All'inizio di quest'anno, il tribunale distrettuale di New York aveva stabilito che OpenAI doveva conservare i log delle chat degli utenti, temendo che potessero contenere prove di utilizzo di ChatGPT per generare articoli di notizie basati su contenuti protetti da copyright. Questa ordinanza aveva interessato centinaia di milioni di utenti di ChatGPT su diversi piani tariffari, così come gli utenti dell'API di OpenAI. L'obbligo di conservazione non si applicava agli utenti dei piani ChatGPT Enterprise e Edu, né a coloro il cui accordo sull'utilizzo dell'API prevedeva l'opzione di non conservare i dati.
La decisione del tribunale aveva suscitato forti reazioni da parte della comunità di utenti di ChatGPT. Gli avvocati di OpenAI avevano accusato il New York Times di "abuso del diritto", sostenendo che l'ordine del tribunale violava gli obblighi di riservatezza assunti dall'azienda nei confronti dei suoi utenti. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, aveva definito la richiesta del tribunale "inaccettabile" in un post sui social media. In precedenza, aveva anche avvertito che le informazioni provenienti dalle conversazioni con ChatGPT non erano legalmente protette e potevano essere utilizzate in procedimenti legali.
Questa settimana, il giudice istruttore Ona Wang ha approvato una mozione per revocare l'ordinanza sulla conservazione dei dati. Ciò significa che gli utenti di ChatGPT possono ora eliminare le proprie conversazioni in modo definitivo. Tuttavia, è importante notare che tutte le chat eliminate in precedenza, i cui log sono già stati salvati da OpenAI, rimarranno accessibili agli avvocati del New York Times e potranno essere utilizzate come prova nella causa in corso. Questa situazione solleva interrogativi importanti sul bilanciamento tra la protezione del copyright e la privacy degli utenti nell'era dell'intelligenza artificiale generativa.
La vicenda evidenzia la crescente complessità delle questioni legali e etiche legate all'uso dell'IA e alla gestione dei dati degli utenti. Mentre OpenAI si impegna a migliorare i propri sistemi e a proteggere la privacy dei suoi utenti, è chiaro che la battaglia per definire i confini legali dell'IA è tutt'altro che conclusa. Resta da vedere come questa vicenda influenzerà lo sviluppo futuro delle tecnologie di IA e le politiche sulla privacy delle aziende tecnologiche.