Roma, 23 luglio 2025 – Una scoperta che potrebbe rivoluzionare il modo in cui concepiamo la sicurezza e l'identificazione biometrica giunge direttamente dall'Università La Sapienza di Roma. Gli scienziati hanno sviluppato una tecnologia innovativa, denominata WhoFi, che permette di identificare una persona analizzando come il suo corpo altera i segnali Wi-Fi.
Nel 2020, la Wi-Fi Alliance ha autorizzato il nuovo standard IEEE 802.11bf per il Wi-Fi Sensing, segnalando che queste reti non si limitano alla semplice trasmissione di dati. Esse possono essere utilizzate per rilevare movimenti e persino per un'identificazione biometrica. Gli scienziati sottolineano che la ri-identificazione, ovvero il riconoscimento di una stessa persona in contesti diversi, rappresenta una sfida ben nota nel campo della videosorveglianza. Spesso non è possibile affermare con certezza che l'individuo ripreso in un video sia effettivamente lo stesso documentato in altri momenti.
Una delle maggiori limitazioni delle videocamere è che si basano su aspetti visivi come i vestiti o altre caratteristiche distintive, che non sempre assicurano un riconoscimento accurato. Al contrario, i segnali Wi-Fi offrono diversi vantaggi: non sono influenzati dall'illuminazione ambientale, possono attraversare muri e ostacoli, e garantiscono un livello di privacy significativamente superiore rispetto all'immagine visiva.
Il cuore della tecnologia WhoFi risiede nella capacità del segnale Wi-Fi di mutare forma in funzione della presenza e delle caratteristiche fisiche degli oggetti o delle persone che incontra sul proprio percorso. Tali variazioni, registrate come Channel State Information (CSI), racchiudono dati biometrici preziosi. In un contesto dotato di supporti Wi-Fi, il CSI si traduce in un insieme di informazioni dettagliate sull'ampiezza e la fase delle onde elettromagnetiche. Quando un corpo umano interagisce con il segnale, questo viene distorto in una maniera unica per ciascun individuo. La trasformazione di queste informazioni in una sorta di impronta digitale unica è possibile grazie all'elaborazione effettuata attraverso una rete neurale profonda.
La tecnologia WhoFi, sviluppata dai ricercatori italiani, ha mostrato un'efficacia senza precedenti: in uno studio basato su un dataset pubblico noto come NTU-Fi, è stata in grado di identificare correttamente gli individui nel 95,5% dei casi. Ciò è stato possibile impiegando una rete neurale con un'architettura di transformer per l'elaborazione dei segnali Wi-Fi.
I risultati ottenuti sono estremamente promettenti, suggerendo che i segnali Wi-Fi possono realmente rappresentare un'opzione affidabile e confidenziale per le tecnologie biometriche. Questo studio rappresenta un avanzamento significativo nello sviluppo di sistemi di ri-identificazione basati su segnali radio. Gli autori della ricerca concludono affermando che tale tecnologia non solo migliora la sicurezza e la privacy, ma potrebbe anche trasformare diversi settori, dall' alle produzioni industriali, grazie alla sua capacità di offrire informazioni continue e affidabili in una vasta gamma di contesti.