Prima di procedere
Venezia, una delle città più iconiche al mondo, fa nuovamente parlare di sé, questa volta in merito alla sua battaglia contro le slot machine. Con una decisione storica, il Consiglio di Stato ha supportato il Comune di Venezia nella sua iniziativa di frenare l'espansione delle slot all'interno della città, un passo significativo per promuovere un ambiente urbano più sano e sicuro. Questo verdetto è stato emesso dalla Quinta Sezione del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso presentato da una società operante nel settore del noleggio di apparecchiature per il gioco d'azzardo.
L'azienda si opponeva alla decisione comunale di rendere il rinnovo delle concessioni di suolo pubblico – notoriamente noti come 'plateatici' – subordinato alla rimozione delle slot machine. La normativa locale, già sancita nell'articolo 8 del Regolamento Giochi del Comune nel 2016, vieta categoricamente l'assegnazione di concessioni di occupazione di suolo pubblico a titolari che detengono giochi d'azzardo definiti dall'art. 110 del TULPS. Ciò vale sia per nuove autorizzazioni che per i rinnovi, un aspetto sottolineato nella sentenza del Consiglio di Stato per garantire che anche le concessioni già in vigore rispettino le nuove direttive. L'impresa appellante ha contestato tale precetto, argomentando che fosse privo di una base normativa e in conflitto con i principi di concorrenza libera e leale. Tuttavia, i magistrati amministrativi hanno ribadito la legittimità della misura, vista come una forma di incentivo ai sensi della legge regionale veneta n. 6 del 2015, che delega ai Comuni la facoltà di introdurre incentivi per chi decide di radere al suolo le slot machine dai propri locali.
Un altro elemento chiave della decisione è l'affermazione che il rinnovo di una concessione di suolo pubblico debba essere considerato allo stesso modo di una nuova concessione, rimuovendo quindi l'idea di un diritto acquisito dagli esercenti. Pertanto, ciascun caso deve essere valutato dall'amministrazione comunale, il cui compito è quello di bilanciare equamente gli interessi pubblici e privati. All'interno della laguna, gli esercizi commerciali si trovano ora di fronte a una scelta impegnativa: optare per mantenere le slot machine correndo il rischio di perdere il plateatico, oppure eliminare gli apparecchi per continuare a godere degli spazi esterni offerti dalle concessioni. A conclusione di questo processo, la società ricorrente è stata condannata a pagare 3.000 euro di spese legali al Comune di Venezia.
Questa sentenza potrebbe rappresentare un precedente significativo per altre municipalità italiane ed europee, che guardano con interesse alla possibilità di combattere l’espandersi del gioco d’azzardo e promuovere un cambiamento verso un utilizzo più consapevole e salutare degli spazi pubblici. La resilienza del Comune di Venezia nell'applicare con rigore i propri regolamenti è ora rafforzata da questo verdetto, che dimostra come una giurisdizione comunale possa difendere i suoi principi e il benessere collettivo di fronte a sfide legali complesse. Ciò rafforza l'immagine di Venezia non solo come una vetrina di bellezze storiche e artistiche, ma anche come una città che sa adattarsi e rispondere alle esigenze del presente.
