Sin dalla sua origine, il peacekeeping è stato uno strumento per monitorare il rispetto dei cessate il fuoco. Tuttavia, nel prossimo futuro, i "caschi blu" si troveranno ad affrontare sfide che superano le minacce tradizionali. Le forme ibride di minaccia, come le operazioni informative e gli attacchi informatici, richiederanno nuovi approcci e soluzioni innovative.
Lo ha dichiarato Jean-Pierre Lacroix, Vice Segretario Generale dell'ONU per le operazioni di pace, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza in occasione dell'incontro con i comandanti militari delle missioni di peacekeeping.
Lacroix ha sottolineato che l'efficacia del monitoraggio dipende strettamente dal rispetto rigoroso dei principi fondamentali del peacekeeping: consenso delle parti, imparzialità e uso della forza limitato alla legittima difesa o alla protezione del mandato. Solo rispettando questi principi i peacekeeper possono mantenere la loro reputazione di osservatori affidabili e imparziali, in grado di rilevare e segnalare correttamente le violazioni.
Il ruolo delle nuove tecnologie
Secondo il Vice Segretario Generale, l'ambiente operativo moderno è sempre più dinamico e dominato da minacce ibride che confondono i confini tra diverse sfere di attività. In questo contesto, la sola presenza fisica delle forze non è più sufficiente: è essenziale comprendere rapidamente la situazione e intervenire tempestivamente.
«Le nuove tecnologie ci permettono di ampliare notevolmente le nostre capacità e di utilizzare le risorse in modo più efficiente, monitorando ciò che accade anche oltre le tradizionali zone smilitarizzate – ha dichiarato Lacroix –. Questi strumenti tecnologici consentono di ottenere informazioni quasi in tempo reale, superando i limiti dei metodi basati esclusivamente sulla presenza fisica del personale.»
Ha aggiunto che tali strumenti tecnologici devono essere integrati nei processi politici e sostenuti da un approccio comune degli Stati membri, in particolare del Consiglio di Sicurezza.
Lacroix ha evidenziato l'importanza della Strategia di Trasformazione Digitale, che punta a migliorare l'efficacia delle missioni di pace attraverso strumenti avanzati per individuare rapidamente le violazioni, coordinare meglio le operazioni e rafforzare la fiducia delle popolazioni locali.
«Grazie a piattaforme digitali integrate, possiamo monitorare le violazioni del cessate il fuoco quasi in tempo reale, mentre gli strumenti mobili consentono di segnalare e verificare rapidamente gli incidenti», ha spiegato. Ad esempio, la piattaforma Unite Aware ha rivoluzionato il monitoraggio nelle aree critiche: nella missione a Cipro, questo strumento ha migliorato la consapevolezza situazionale all'interno della zona cuscinetto, permettendo decisioni basate su dati concreti e azioni preventive invece che reattive.
Le nuove realtà
«Nel futuro dovremo affrontare minacce che vanno oltre i rischi fisici tradizionali. Le forme ibride di attacco, come le campagne informative e gli attacchi cibernetici, richiedono approcci innovativi, oltre i modelli consolidati», ha aggiunto Lacroix.
Nel suo intervento, ha ricordato che il Patto per il Futuro adottato lo scorso anno ha confermato l'importanza del peacekeeping come uno dei principali strumenti delle Nazioni Unite, sottolineando allo stesso tempo l'urgenza di adattarlo alle nuove sfide. In quest'ottica, ha informato che sono già in corso adeguamenti: ad esempio, le Forze Temporanee ONU in Libano hanno rivisto il loro dispositivo operativo dopo il cessate il fuoco del 27 novembre per rispondere meglio al nuovo contesto.
Parlando della Repubblica Democratica del Congo (RDC), Lacroix ha ricordato che il Consiglio di Sicurezza ha recentemente chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato, esprimendo disponibilità a coinvolgere la Missione ONU di Stabilizzazione nel monitoraggio dell'accordo. La missione è pronta ad assumere questo ruolo, ha dichiarato, sottolineando che sia il Presidente che il Primo Ministro congolesi hanno espresso sostegno durante la sua visita a marzo.
«In conclusione – ha affermato Lacroix – desidero ribadire che, sebbene il peacekeeping possa svolgere un ruolo chiave nel monitoraggio dei cessate il fuoco, il suo successo dipende interamente dalla volontà politica delle parti in causa. Il peacekeeping non potrà mai sostituire la volontà politica.»