La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza cruciale in data 29 luglio 2025, accogliendo il ricorso presentato da una concessionaria di rete riguardante una controversia molto dibattuta relativa al mancato versamento del PREU (prelievo erariale unico) da parte di un gestore di apparecchi da intrattenimento come AWP (Amusement With Prizes) e VLT (Video Lottery Terminal). Questa decisione segna un importante punto di svolta nella regolamentazione fiscale degli apparecchi da gioco.
Al centro della questione vi è l'obbligo fiscale di versare il PREU anche per i periodi durante i quali le macchine risultano essere inutilizzabili per motivi quali sequestri o interventi di manutenzione straordinaria. In precedenza, la Corte d’Appello di Roma aveva dato ragione al gestore, consentendo una riduzione della somma dovuta grazie a documenti tecnici che attestavano l'inattività degli apparecchi.
Tuttavia, la Cassazione ha ribaltato questa decisione, sottolineando che per interrompere l'obbligo di pagamento del PREU non sono sufficienti prove tecniche o documentali attestanti l'inutilizzo delle macchine. È infatti necessaria una comunicazione formale e puntuale all’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), la quale deve includere un'indicazione precisa dei contatori al momento dell'evento di inutilizzo e una contestuale richiesta di sospensione del nullaosta operativo.
Il caso in questione aveva visto il gestore opporsi a un decreto ingiuntivo di circa 25.000 euro richiesto dalla concessionaria per PREU, canone e quota margine. Il Tribunale di primo grado aveva rigettato l'opposizione, ma la Corte d’Appello aveva ridotto l'importo a 16.000 euro, accogliendo parzialmente le ragioni del gestore. Ora, con la decisione della Cassazione, la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata, ristabilendo l'obbligo di pagamento integrale del PREU.
La Suprema Corte ha giustificato questa decisione facendo riferimento al regime fiscale del PREU, delineato dall’articolo 39-quater del Decreto Legge n. 269 del 2003, sostenendo che esso è forfettario nei casi di dati non trasmessi, errati o mancanti. Pertanto, se manca una formale comunicazione, l’imposta è da considerarsi dovuta indipendentemente dall’operatività effettiva delle macchine da gioco.
La Corte ha voluto così contrastare quella che considera un'interpretazione estensiva adottata dalla Corte d’Appello, che rischiava di aggirare le fondamentali garanzie di tracciabilità e controllo pensate per prevenire abusi nel settore del gioco. Solo una corretta e tempestiva comunicazione all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli può legittimare una richiesta di esclusione del tributo.
Questa sentenza della Cassazione stabilisce quindi che il gestore ha il dovere di dimostrare, attraverso modalità formalizzate, la causa dell'inutilizzo degli apparecchi, pena il versamento integrale del PREU, calcolato in maniera forfettaria. Questa decisione rafforza la posizione delle autorità nel garantire una totale trasparenza e regolarità nel settore del gioco, sottolineando l'importanza di procedure amministrative e fiscali chiare e rispettate. L’impatto di tale sentenza per i gestori di slot machine potrebbe essere significativo, inducendo una maggiore attenzione ai processi di documentazione e comunicazione nei loro rapporti con gli enti di controllo.