Il confronto tra AGCOM e Google sulla rimozione dei video promozionali dedicati al gioco d’azzardo, approda alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L'attenzione è focalizzata sulle conclusioni dell’Avvocato Generale Maciej Szpunar in merito alla complessa questione della responsabilità delle piattaforme online. Al centro del dibattito c'è la multa da 750 mila euro inflitta nel 2022 dall’AGCOM a Google, accusata di aver ospitato su YouTube oltre seicento video riconducibili al creator “Spike”, considerati pubblicità occulta di giochi con vincite in denaro. La domanda cruciale è se la normativa europea sulla responsabilità degli hosting provider, in particolare la direttiva 2000/31, si applichi anche ai contenuti relativi al gioco d’azzardo, un settore che la stessa direttiva esclude parzialmente.
Il Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi sul ricorso dell’Autorità, ha richiesto alla Corte Ue di fare chiarezza su due punti fondamentali: se la disciplina europea sul commercio elettronico debba essere applicata anche quando i contenuti in questione riguardano il gioco d’azzardo e se una piattaforma come YouTube, che stringe accordi di partnership con alcuni creatori di contenuti, possa beneficiare dell’esenzione di responsabilità prevista per i servizi di hosting.
Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale Szpunar ha proposto una linea interpretativa che favorisce l’applicazione della direttiva europea. Secondo il suo parere, il semplice fatto che un video promuova il gioco d’azzardo non esclude la competenza della normativa sul commercio elettronico. L’attività di hosting, infatti, rimane distinta dal settore dei giochi, che è escluso dalla direttiva solo per quanto riguarda la regolamentazione dell’offerta di servizi di gioco, e non la memorizzazione di contenuti altrui. L’attività di un prestatore di servizi di hosting, come quella di memorizzare video pubblicitari di giochi d’azzardo, rientra nell’ambito di applicazione della direttiva 2000/31, in quanto si tratta di attività di memorizzazione di informazioni su richiesta del destinatario del servizio, indipendentemente dal contenuto specifico. Pertanto, YouTube rientra nell’ambito della direttiva, pur rimanendo applicabili le norme nazionali sulla pubblicità del gioco d’azzardo.
Il punto più delicato riguarda la responsabilità della piattaforma. Il parere dell'Avvocato Generale sottolinea che YouTube può essere considerata un intermediario passivo, beneficiando quindi della deroga, a condizione che non intervenga nella selezione o nella modifica dei contenuti caricati dagli utenti. Il contratto di partnership dello “YouTube Partner Program” (YPP), che prevede la monetizzazione e la condivisione dei ricavi pubblicitari, non implica di per sé un controllo sui video, né lo fanno le funzionalità aggiuntive disponibili per i partner.
Tuttavia, la piattaforma perde l’esenzione se viene dimostrato che era effettivamente a conoscenza della natura illecita dei contenuti. Nel caso specifico, l’Avvocato Generale conclude che Google, attraverso lo YPP, non controlla né ottimizza i contenuti dei creatori, né partecipa attivamente alla loro creazione o modifica, e non condivide gli introiti in modo tale da influenzare i contenuti stessi. Sarà ora compito dei giudici italiani valutare se i controlli effettuati dai revisori interni di YouTube fossero tali da rendere evidente la presenza di pubblicità vietata. In tal caso, l’azienda non avrebbe agito come richiesto per rimuovere tempestivamente i video e non potrebbe invocare l’immunità prevista dall’articolo 14 della direttiva.
In sintesi, secondo l’Unione Europea, una piattaforma può essere sanzionata per le pubblicità illegali sul gioco d’azzardo solo quando ha un ruolo attivo o quando è dimostrabile la sua consapevolezza del contenuto illecito. Spetterà ora al Consiglio di Stato stabilire se, nel caso “Spike”, Google avesse effettivamente gli elementi per sapere che quei video violavano il divieto italiano. Questa decisione potrebbe avere un impatto significativo sul futuro della pubblicità online e sulla responsabilità delle piattaforme per i contenuti generati dagli utenti. La posta in gioco è alta, e le implicazioni per il settore sono potenzialmente enormi. Resta da vedere come il Consiglio di Stato interpreterà le conclusioni dell’Avvocato Generale e quale sarà la sua decisione finale.
Le conclusioni dell’Avvocato Generale forniscono un'interpretazione chiara delle condizioni in cui un fornitore di servizi di hosting può beneficiare della responsabilità limitata prevista dalla normativa europea, anche nel contesto della pubblicità del gioco d’azzardo. Questo caso evidenzia la necessità di un equilibrio tra la protezione della libertà di espressione e la lotta contro la pubblicità illegale, soprattutto in settori delicati come quello del gioco d'azzardo. Le piattaforme online devono essere consapevoli delle proprie responsabilità e adottare misure adeguate per prevenire la diffusione di contenuti illeciti, senza però essere gravate da obblighi eccessivi che potrebbero compromettere la loro attività e la libertà di espressione degli utenti.
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