Ludopatia: la Cura è nell'educazione, non nel proibizionismo

Ludopatia: la Cura è nell'educazione, non nel proibizionismo

Gli esperti del Centro San Nicola spiegano l'importanza di un approccio educativo contro la dipendenza dal gioco d'azzardo

La ludopatia in Italia è diventata un tema di discussione centrale nel dibattito pubblico, soprattutto dopo la recente dichiarazione di illegittimità di una parte del decreto Balduzzi. Questo decreto vietava, infatti, l'utilizzo di pc o apparecchi connessi a internet in esercizi pubblici per scommettere e giocare online. Gli esperti del Centro San Nicola, specializzati nelle dipendenze, hanno spiegato perché la Corte Costituzionale ha preso una decisione corretta nel giudicare questa parte del decreto come non valida.

Secondo la dottoressa Alessia Marcaccio, direttrice clinica del Centro, l'approccio proibizionista ha dimostrato di essere inefficace. «Ciò che serve è un'educazione adeguata su come giocare in modo responsabile,» afferma la Marcaccio. «Il gioco è parte integrante della nostra vita, fondamentale fin dalla tenera età per la strutturazione delle prime relazioni interpersonali e per l'apprendimento della regolazione delle emozioni.»

Uno dei problemi evidenziati è l'uso precoce della tecnologia da parte dei bambini. I genitori, anziché cercare di comprendere le necessità dei propri figli quando essi piangono, li tranquillizzano rapidamente mettendo uno smartphone nelle loro mani. Questo insegnamento involontario imposta lo schermo come un regolatore emotivo, piuttosto che affrontare le emozioni in modo diretto.

Nonostante questo, la gravità della situazioni ludopatia è innegabile, e in Italia si è giunti a un punto critico che necessita interventi articolati. «Il primo passo fondamentale è stabilire una rete di professionisti, tra cui legali e commercialisti, che si concentrano sulla gestione della situazione debitoria dei pazienti. Solo allora,» continua Marcaccio, «si può avviare un percorso di recupero basato sulla consapevolezza del problema.»

Interessante è anche il profilo demografico del giocatore patologico: la clientela del Centro è prevalentemente maschile, con un'età media tra i 40 e i 60 anni. Le donne, invece, dimostrano più riluttanza nel chiedere aiuto, a causa di sentimenti di vergogna e solitudine. Tuttavia, il numero di pazienti di età inferiore ai 20 anni è in aumento. Questa tendenza è attribuita alla sensazione di isolamento che molti adolescenti provano, spesso non sentendosi parte di un sistema familiare o scolastico adeguato.

Per affrontare efficacemente il problema della ludopatia, occorre perciò lavorare a monte, identificando le cause che spingono le persone a rifugiarsi nel gioco. Il Centro San Nicola suggerisce un approccio preventivo, volto a costruire consapevolezza e a fornire gli strumenti giusti per gestire le proprie emozioni e relazioni senza l'ausilio del gioco d'azzardo.

Pubblicato Mercoledì, 30 Luglio 2025 a cura di Marta B. per Infogioco.it

Ultima revisione: Mercoledì, 30 Luglio 2025

Marta B.

Marta B.

Trentasei anni, giornalista pubblicista, lo sport è al centro della mia vita. L'ho praticato con gioia negli anni giovanili (calcio, atletica leggera), lo pratico ora per puro piacere. Lavoro come giornalista free lance e curo prevalentemente articoli di cronaca sportiva e interviste ai protagonisti dello sport, dal calcio fino ai motori.


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