In una decisione significativa per il settore delle scommesse e del gioco, il Consiglio di Stato ha recentemente annullato l'ordine di chiusura di una sala giochi a Reggio Emilia. L'ordinanza era stata emessa dal Comune di Reggio Emilia sulla base della normativa regionale riguardante il cosiddetto "distanziometro". Questa normativa impone una distanza minima di 500 metri tra le sale gioco e i cosiddetti "luoghi sensibili" come scuole, luoghi di culto e impianti sportivi. Tuttavia, i giudici hanno stabilito che l'applicazione del distanziometro, da parte del Comune, ha generato un effetto espulsivo non giustificato.
Il provvedimento di chiusura, emesso il 30 luglio 2018, avrebbe imposto alla società titolare della sala giochi di chiudere i battenti o di procedere con una delocalizzazione dell'attività. Questo ordine, secondo i magistrati del Consiglio di Stato, è stato applicato senza rispondere adeguatamente a una richiesta dell'operatore che, già nel 2018, aveva chiesto indicazioni su possibili aree alternative dove trasferire l'attività. L'omissione da parte del Comune nell'indicare tali possibilità ha di fatto impedito ogni opzione di delocalizzazione, forzando così una chiusura ingiustificata.
Nella sentenza, mentre il Consiglio di Stato ha ribadito la legittimità della norma regionale sul distanziometro, ha criticato la modalità con cui l'ente comunale di Reggio Emilia l'ha applicata. I giudici hanno chiarito che, per rispettare correttamente la normativa, il Comune avrebbe dovuto rispondere all'istanza presentata, offrendo dettagli e istruzioni precise sulle possibilità di trasferimento nell'ambito del piano operativo comunale o negli accordi operativi.
Il ricorso, alla base della recente sentenza, era stato avanzato dagli avvocati Luca Giacobbe e Matilde Tariciotti. Nelle loro argomentazioni, gli avvocati hanno sostenuto che il provvedimento di chiusura fosse viziato da carenze procedurali, un punto che il Consiglio di Stato ha accolto pienamente, portando all'annullamento del provvedimento.
Benché i giudici abbiano annullato l’ordine di chiusura specifico, essi non hanno messo in discussione la normativa del distanziometro in sé, né gli altri atti generali emessi dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune sul tema. Questa sentenza segna un precedente importante, suggerendo che le amministrazioni locali devono prestare particolare attenzione non solo al rispetto delle leggi regionali, ma anche a garantire che le loro applicazioni non derivino in effetti non voluti come l'espulsione forzata di un'attività legittima. Permette inoltre alle aziende operanti nel settore delle scommesse di riconsiderare le opzioni legali a loro disposizione quando ritengono sia stata commessa un'ingiustizia amministrativa.
La questione del distanziometro e delle sue applicazioni continuerà a essere un argomento di dibattito intenso in Regione, specie alla luce delle sue ricadute economiche e sociali su operatori e comunità locali. Le autorità sono ora chiamate a bilanciare l’esigenza di tutelare i cosiddetti luoghi sensibili con quella di permettere alle attività commerciali di operare in un contesto di certezza giuridica e trasparenza amministrativa.