La Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Reggio Emilia ha emesso una sentenza significativa nel panorama della lotta all'evasione fiscale nel settore del gioco d'azzardo, rigettando il ricorso presentato da un contribuente coinvolto in una vasta organizzazione criminale transnazionale. L'accusa? Gestione illecita di apparecchi da gioco. La decisione della corte conferma due avvisi di accertamento per un ammontare complessivo di quasi 59 milioni di euro relativi agli anni d'imposta contestati.
L'intera vicenda trae origine da una complessa indagine penale condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Potenza. Nel 2020, l'inchiesta aveva portato al rinvio a giudizio di numerosi soggetti, tra cui figurava il ricorrente. Secondo le risultanze investigative, l'organizzazione criminale aveva orchestrato una rete capillare di circa 2.500 apparecchi illegali, classificati come Slot e Totem, sprovvisti delle necessarie concessioni rilasciate dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM). Questi dispositivi operavano su larga scala, estendendosi sull'intero territorio nazionale. Le stime della polizia giudiziaria quantificano il volume d'affari generato da questa attività illecita in oltre 593 milioni di euro all'anno.
Sulla scorta della documentazione dettagliata trasmessa dalla Procura, l'Agenzia delle Entrate di Reggio Emilia ha proceduto a notificare due avvisi di accertamento distinti per ciascun anno d'imposta. L'amministrazione finanziaria ha calcolato un reddito non dichiarato di 29.656.250 euro annui attribuibile al ricorrente, in considerazione della mancata presentazione della dichiarazione dei redditi.
Durante il corso del giudizio tributario, il ricorrente ha sollevato una serie di obiezioni procedurali e di merito. Tra queste, spiccava l'eccezione di presunta decadenza dell'amministrazione dal potere di accertamento, basata sulla presunta scadenza dei termini previsti dalla legge. Tuttavia, la corte ha respinto questa eccezione, richiamando la normativa vigente all'epoca dei fatti, che prevedeva il raddoppio dei termini in caso di violazioni penalmente rilevanti, a condizione che la denuncia fosse stata presentata nei termini di legge, come effettivamente avvenuto nel caso di specie.
Nel merito della pretesa fiscale, la difesa del ricorrente ha argomentato che le attività contestate non configurassero gioco d'azzardo, bensì giochi promozionali leciti e autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico, caratterizzati dall'assenza dell'elemento dell'alea. Secondo questa tesi, un eventuale uso distorto delle apparecchiature sarebbe stato imputabile esclusivamente ai gestori dei singoli locali e non alle società riconducibili al ricorrente. La corte ha respinto anche questa argomentazione, sottolineando che le apparecchiature fornite erano collegate a piattaforme online estere, accessibili tramite siti con dominio .com, e che offrivano giochi d'intrattenimento con inserimento diretto di denaro contante, tra cui poker, slot machine e roulette. L'elemento promozionale, secondo la corte, era stato utilizzato al solo scopo di dissimulare l'effettiva natura dell'attività, che era invece quella del gioco d'azzardo.
Il ricorrente ha inoltre contestato il metodo di calcolo dei redditi accertati, definendolo arbitrario e privo di fondamento. La corte, tuttavia, ha ritenuto credibili le stime effettuate dalla polizia giudiziaria, basate sulle dichiarazioni raccolte tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, tra cui quelle del promotore dell'organizzazione, il quale aveva riferito di aver dislocato 2.500 apparecchi in circa 2.000 locali. Anche la suddivisione dei proventi illeciti tra i 20 membri del gruppo è stata ritenuta equa e proporzionata, in assenza di elementi idonei a distinguere ruoli e compensi specifici.
In definitiva, la Corte di Giustizia Tributaria di Reggio Emilia ha integralmente respinto il ricorso, condannando il contribuente al pagamento delle spese processuali, liquidate in 47.190 euro, oltre agli accessori di legge. Questa sentenza rappresenta un importante precedente nella lotta all'evasione fiscale nel settore del gioco d'azzardo e conferma la validità degli accertamenti effettuati dall'amministrazione finanziaria sulla base di indagini penali approfondite.
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