Il 18 settembre, il nodo della pubblicità dei giochi con vincite in denaro è tornato al centro dell'attenzione giudiziaria con una svolta inaspettata. Durante un'udienza cruciale, il Consiglio di Stato ha scelto di rinviare al 19 marzo 2026 la sua decisione su una controversa sanzione di ben 388 mila euro. La multa era stata inflitta dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) a un operatore del settore per presunta violazione del Decreto Dignità.
La questione emerge da un ricorso presentato dalla società Vincitù, la quale contesta non solo l'entità della multa, ma anche la sentenza del Tar Lazio che aveva confermato la validità dell'impianto sanzionatorio. Al cuore del dibattito è la compatibilità del divieto assoluto di pubblicità imposto dal Decreto Dignità con il diritto comunitario. In particolare, si discute sulla normativa europea che regola i servizi della società dell'informazione, imponendo procedure specifiche per le cosiddette “normative tecniche”.
Questa complessa disputa giuridica trova ora spazio anche davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione europea, coinvolta in un procedimento parallelo. I giudici europei sono chiamati a chiarire se una restrizione pubblicitaria, inserita in una legge nazionale che non regola direttamente il servizio, debba comunque ricevere notifica a Bruxelles prima della sua attuazione. Questo solleva ulteriori interrogativi: può la mancata notifica permettere ai privati di contestare la validità della norma interna? E in tal caso, i giudici nazionali sono obbligati a ignorarla?
Il tema tocca corde profonde del sistema giuridico europeo, intrecciando valori fondamentali come la protezione della salute e dei consumatori con il rispetto delle procedure e delle libertà economiche garantite dal diritto dell'Unione Europea. In attesa di una pronuncia chiara e definitiva da parte del tribunale del Lussemburgo, il Consiglio di Stato ha optato per la prudenza, sospendendo qualsiasi decisione fino alla risoluzione del caso in sede europea.
Il rinvio al 2026 rappresenta dunque una fase cruciale di un contenzioso che potrebbe avere ramificazioni significative per il futuro del Decreto Dignità e, più ampiamente, per il regime delle restrizioni alla pubblicità dei giochi in Italia. Questa sospensione temporanea tiene in bilico il settore, lasciando gli operatori dell'industria dei giochi con l'incertezza sul futuro delle loro strategie di marketing e comunicazione. Inoltre, mette in luce la più ampia tensione tra regolamentazione nazionale e normativa europea, un tema che potrebbe influire su diverse politiche pubbliche, non solo in Italia, ma in tutti gli stati membri dell'UE.