Il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza di notevole rilevanza per il settore del gioco d'azzardo a distanza, dichiarando inammissibile il ricorso per revocazione presentato da due società estere. La vicenda ha coinvolto autorità di rilievo come l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), il Ministero dell'Interno e il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Le società contestavano un precedente giudizio, la sentenza n. 1498 del 2024, che aveva escluso il loro interesse a impugnare gli atti di regolarizzazione fiscale dell'ADM risalenti al 2015. Questi atti riguardavano procedure messe in atto per regolamentare l'attività dei soggetti privi di concessione statale.
Le società estere sostenevano di trovarsi in una posizione distinta dai concessionari statali tradizionali e ritenevano di essere riconosciute legittime dalla giurisprudenza dell'Unione Europea. Facevano riferimento a celebri sentenze della Corte di Giustizia europea, come quelle note con i nomi Gambelli, Placanica, Costa e Cifone e Laezza, che, secondo loro, avrebbero legittimato la loro attività in Italia senza la necessità di aderire alla regolarizzazione fiscale del 2015. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha negato l'esistenza di una tale "posizione peculiare", sostenendo che in passato eventuali discriminazioni non giustificavano un regime di privilegio duraturo.
Nella sua decisione, il Consiglio di Stato ha chiarito che le contestazioni avanzate dalle società non rientravano nelle circostanze previste dalle norme italiane per avviare una revocazione. Perché una revocazione possa essere accolta, è indispensabile dimostrare un evidente errore materiale o un'incomprensione percettiva di un fatto documentato, non semplicemente una divergenza interpretativa su normative o questioni giuridiche pregresse. Questo è stato chiarito dai giudici durante un'udienza che si è tenuta il 25 settembre 2025.
Importante è stato il richiamo del Collegio alla giurisprudenza europea: nel 2022, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha dichiarato che il sistema processuale italiano è compatibile con il diritto UE per quanto riguarda la revocazione. Secondo questa visione, non viene richiesto agli Stati membri di avere un rimedio specifico per impugnare presunte violazioni normative UE da parte delle corti superiori nazionali.
La sentenza era fondata su molteplici argomentazioni, tra cui l'assenza di un danno diretto provocato da alcun provvedimento e la mancata dimostrazione dell'interesse a ricorrere, elementi che restano validi a prescindere da qualsiasi presunto errore di diritto invocato dalle società. In considerazione della complessità di questa vicenda giudiziaria, il Consiglio di Stato ha decretato la compensazione delle spese legali tra le parti.
Questo verdetto pone un punto fermo nel settore, almeno temporaneamente, ribadendo che lo strumento della revocazione è pensato per la correzione di errori oggettivi e non per riesaminare questioni già definite. La questione continua a sollevare dibattiti sull'applicazione delle normative europee e nazionali nel contesto del gioco pubblico in Italia, una sfida che il settore dovrà ancora affrontare. Le implicazioni della decisione del Consiglio di Stato potrebbero infatti riverberarsi ulteriormente, non solo nel campo del gioco a distanza, ma anche in altre aree giuridiche in cui vengono sollevate questioni simili riguardanti l'equità e l'interpretazione delle leggi europee e nazionali.