Nell’era dei videogiochi e dell’intelligenza artificiale, il confine tra storia e preistoria si assottiglia in fretta. Un titolo per PlayStation uscito nel 1994 – cioè, praticamente ieri – è già considerato un cimelio d’epoca. È proprio per tutelare questo patrimonio digitale che Sony ha annunciato il progetto PlayStation Studios Vault durante la Game Developers Conference (GDC).
In pratica, si tratta di un enorme archivio conservato in un caveau, il cui obiettivo è proteggere e custodire trent’anni di eredità videoludica firmata PlayStation. L’iniziativa prevede la raccolta di circa 200 milioni di file, tra cui codici sorgente, asset audio, documenti, prototipi e molto altro. Tuttavia, questa vera e propria "banca della memoria" non è accessibile al pubblico: l’accesso è limitato esclusivamente a chi si occupa della conservazione della proprietà intellettuale.
Attualmente esistono due sedi per questi archivi, una a Las Vegas e una a Liverpool, entrambe dotate di sistemi di storage SSD ad alta velocità. Ma qual è davvero lo scopo di questa iniziativa? Sebbene sembri orientata alla conservazione della memoria storica dei videogiochi, l’impossibilità di accedervi pubblicamente esclude, almeno per ora, un utilizzo a fini di ricerca.
A spiegare meglio il progetto è Garrett Fredley, senior build engineer coinvolto direttamente nella sua realizzazione. In un’intervista rilasciata a GamesRadar, Fredley afferma:
"PlayStation Studios Vault è la nostra soluzione per raccogliere in un unico luogo tutta la ricca storia trentennale di PlayStation. Non si tratta solo di backup o codice sorgente, ma di qualsiasi elemento legato a un progetto che possiamo recuperare: documentazione, risorse audio, informazioni sui prototipi, tutto."
Preservare questi materiali può anche facilitare la creazione di remaster e remake, grazie all’accesso a contenuti originali. Ma, secondo Fredley, questo non è l’obiettivo principale.
"Tutti i nostri 30 anni di storia sono ancora salvati su backup su nastro. Chiunque abbia familiarità con questa tecnologia probabilmente rabbrividisce. Eppure li usiamo ancora. Non scompariranno mai."
Infine, Fredley sottolinea quanto sia ristretto l’accesso al caveau:
"Solo il team dedicato alla conservazione della proprietà intellettuale e alcuni membri dell’IT hanno accesso al materiale. Non basta essere dirigenti per poterlo consultare. Se uno sviluppatore ha bisogno di qualcosa, deve fare richiesta tramite il team di conservazione."
In breve, Sony sembra impegnata in una vera e propria missione archeologica digitale, anche se – almeno per ora – si tratta di un tesoro conservato a porte chiuse.
Fonte: Gioconews.it