La Corte di giustizia dell'Unione europea si appresta a prendere una decisione chiave che potrebbe influire significativamente sul settore delle concessioni per il bingo in Italia. Questa importante questione è emersa a seguito di un'ordinanza del Consiglio di Stato, che ha deferito alla Corte la decisione finale su un controverso ricorso presentato da tre concessionari, difesi dall'avvocato Alessandro Dagnino, managing partner di Lexia. La Corte ha richiesto allo studio legale una dettagliata relazione scritta su diverse questioni giuridiche, che dovrà essere completata entro il prossimo novembre. Questo primer permetterà alla Corte di giungere a un giudizio informato.
La disputa prende le mosse da un ricorso originariamente presentato al Consiglio di Stato, sorto a seguito di due diverse sezioni del Consiglio che hanno sollevato questioni pregiudiziali sull'allungamento delle concessioni per le sale bingo e la loro compatibilità con il diritto europeo. In un primo momento, un precedente ricorso proposto da un concessionario, sempre rappresentato dall'avvocato Dagnino, è stato giudicato dalla Corte di giustizia UE lo scorso marzo. La sentenza ha stabilito l'incompatibilità del regime di proroga tecnica delle concessioni italiane, giudicando che non rispecchiava la “direttiva servizi” dell'Unione europea.
Secondo la direttiva europea, le concessioni di servizi, bingo incluso, non dovrebbero essere prolungate se non in condizioni strettamente analoghe a quelle della concessione originaria. Tuttavia, nel contesto italiano, le proroghe sono state offerte a condizioni onerose con canoni crescenti, insieme a pesanti limitazioni come l'impossibilità di trasferire le sale e il divieto per i non partecipanti alla proroga di prendere parte a future gare di concessione.
La questione diviene più aggrovigliata con un secondo rinvio pregiudiziale, emesso da un'altra sezione del Consiglio di Stato. Questo nuovo ricorso esamina la compatibilità della normativa nazionale con i principi di libertà di concorrenza stabiliti dai trattati europei, una questione molto più radicale considerando che potrebbe suggerire un'alterazione della concorrenza a favore dei principali operatori del settore, danneggiando i piccoli operatori.
Confermando l'ordinanza del Consiglio di Stato, la Corte di giustizia ha chiesto ulteriormente chiarimenti, ritenendo che la seconda questione non sia assorbita dalla prima sentenza. Questo mette in discussione l'attuale sistema italiano, ipotizzando che dati vantaggi strutturali ai grandi operatori possano indurre a una barriera d'accesso per i minori, minando il loro diritto di competere equamente.
L'avvocato Dagnino, riflettendo sulla sentenza di marzo, ha commentato: “Nonostante la decisione di marzo scorso abbia già accolto le ragioni dei nostri assistiti, abbiamo chiesto e ottenuto dal Consiglio di Stato di andare più a fondo, ipotizzando la violazione delle norme della concorrenza UE e non solo di una direttiva comunitaria. Adesso la Corte di giustizia europea dovrà decidere anche sulla seconda causa, condotta dai piccoli operatori che ho rappresentato, contestando radicalmente il comportamento dell’amministrazione.”
La decisione della Corte di giustizia sarà osservata con grande attenzione, in quanto l'esito avrà potenzialmente un impatto duraturo sul modello delle concessioni bingo in Italia e potrebbe stabilire un precedente importante per altri settori dei servizi in Europa che si affidano a norme comunitarie per la garanzia di una libera ed equa concorrenza.