Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia, nella Sezione Quinta, ha emesso una sentenza che blocca temporaneamente l’ordinanza del Sindaco di Lodi riguardante la limitazione degli orari di apertura di una sala bingo. La decisione è arrivata in risposta a un’istanza cautelare presentata dalla società che gestisce il locale, messa in difficoltà dalle nuove norme.
L’ordinanza comunale, motivata dalla volontà di tutelare l’ordine pubblico e la salute dei soggetti più vulnerabili, aveva imposto una significativa restrizione degli orari di aperture delle sale giochi e dei locali di ristorazione connessi. Tuttavia, il Tar ha ritenuto che le ragioni fornite dal Comune non fossero sufficientemente fondate. Dalla sentenza emerge che le modifiche agli orari sono state decise sulla base di una sola denuncia e di altrettanto ridotti sopralluoghi effettuati in dati giorni del 2024. In particolare, una segnalazione di un singolo cittadino il 18 ottobre 2024, seguita da un sopralluogo nella stessa giornata, è apparsa insufficiente per motivare un tale intervento.
Nel provvedimento, si fa riferimento anche a un esposto del 15 maggio 2025, il quale, però, non risultava agli atti al momento della sentenza, e non era stato nemmeno comunicato alla parte ricorrente. Ulteriore punto critico è stato il mancato argomentare del perché la sala non potesse aprire anche la mattina durante la settimana lavorativa, idea che derogava alla disciplina generale degli orari delle sale gioco, che solitamente non impone troppo rigore nelle ore antimeridiane.
La decisione del tribunale ha pertanto sospeso l’ordinanza del primo cittadino fino alla data dell’udienza pubblica per l’esame di merito del ricorso fissata per il 28 aprile 2026. Inoltre, il Comune di Lodi è stato condannato a pagare 1.000 euro alla società ricorrente come copertura delle spese affrontate per questa fase cautelare.
Questa decisione ha aperto un dibattito nel campo della regolazione delle attività di intrattenimento pubblico e del gioco d’azzardo, settori spesso al centro di discussioni per possibili problemi sociali. La sospensione dell’ordinanza espone l’esigenza di un equilibrio tra la tutela delle comunità locali e i diritti delle imprese. La sentenza pare evidenziare una mancanza di documentazione e valutazioni adeguate prima di adottare divieti così pesanti. Interessante sarà osservare come procederà il caso alla prossima udienza, potrebbe segnare un precedente importante in materia di regolamentazione degli orari dei publici esercizi in Italia.