È una doccia fredda quella che si è abbattuta sul Crystal Palace, club londinese che, nonostante la vittoria in FA Cup, non prenderà parte alla tanto ambita Europa League della stagione 2025/26. La UEFA, l’organo direttivo del calcio europeo, ha infatti decretato la retrocessione del club in Conference League a causa della violazione delle rigide regole sulla multiproprietà. Questo sviluppo inatteso ha scatenato un notevole malumore tra le fila dei tifosi dei Eagles, come sono affettuosamente chiamati i giocatori del Crystal Palace.
La notizia, ufficializzata da un comunicato pubblicato dalla UEFA, ha immediatamente messo in moto i vertici del club inglese, che non hanno esitato a manifestare la propria intenzione di fare ricorso presso la Corte Arbitrale dello Sport (TAS). Secondo quanto riportato da Sky Sports UK, il Crystal Palace spera di ribaltare una decisione considerata particolarmente severa e modificare un destino già scritto, quello dell’esclusione dalla più prestigiosa competizione europea a livello di club.
Al centro della controversia vi è un conflitto generato dalla posizione di John Textor, un imprenditore statunitense che detiene importanti quote sia del Crystal Palace che dell’Olympique Lione. Quest'ultimo è un club che ha chiuso al sesto posto nella Ligue 1, guadagnandosi a sua volta un posto per partecipare all’Europa League. Le norme UEFA, tuttavia, sono palesemente intransigenti su un punto: due club che appartengono al medesimo proprietario o a soggetti tra loro collegati, non possono partecipare alla stessa competizione europea. Per evitare un evidente conflitto d’interessi, è stato il Crystal Palace a trovarsi a fare le spese di questa situazione intricata.
Nonostante il meritevole traguardo raggiunto sul campo, che avrebbe dato ai londinesi la legittima possibilità di competere a livelli più alti, l’esclusione rappresenta un duro colpo per la modesta carriera europea del club. Nel frattempo, la palla è ora nel campo del TAS che dovrà decidere se confermare o, al contrario, ribaltare la sanzione imposta dalla UEFA, restituendo così agli Eagles il loro meritato diritto di partecipare all'Europa League.
La disputa linguistica legale ed etica che vede protagonista il Crystal Palace potrebbe avere ampie ripercussioni non solo sul breve termine del club inglese, ma anche sul futuro delle norme gestionali del calcio europeo. La UEFA, infatti, è impietosamente al centro di un crescente dibattito sull’opportunità di garantire uguali regole per tutti i club, al fine di promuovere un calcio più competitivo e meno influenzato da interessi finanziari. Qualunque sia l’esito del ricorso del Crystal Palace, esso potrebbe costituire un precedente importante, spingendo la UEFA a riconsiderare o chiarire la sua politica in materia di multiproprietà e partecipazione a tornei internazionali.