Franco Carraro, personalità di spicco del calcio italiano, ha recentemente condiviso alcuni aneddoti illuminanti sulla sua carriera e sul tumultuoso periodo di Calciopoli. In un'intervista pubblicata su La Gazzetta dello Sport, l'ex presidente della Figc ha affrontato argomenti che toccano i cuori degli appassionati e gli animi di chi visse quegli anni di travolgente scompiglio sportivo.
Lo scandalo scoppiò nel 2006, travolgendo il mondo del calcio italiano e culminando con la drammatica retrocessione della Juventus in Serie B. Carraro confessa di soffrire ancora oggi per i dubbi sulla sua onestà, nonostante sia stato completamente assolto. Il pensiero di essere messo in discussione tanto dal pubblico quanto da colleghi è una ferita ancora aperta.
L'errore politico, come lo definisce Carraro, fu quello del 2004, quando decise che Pierluigi Collina avrebbe dovuto prendere il posto di Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto come designatore arbitrale. Collina rifiutò preferendo continuare ad arbitrare, un rifiuto che aprì scenari inaspettati. In una sorprendente scoperta durante una trasmissione su History Channel, Carraro apprese che Collina aveva discusso la proposta con Leonardo Meani, addetto agli arbitri del Milan. Questo innescò una catena di eventi che portò Bergamo e Pairetto a legarsi a Luciano Moggi per garantirsi un futuro nel sistema. Ammette con amarezza di non aver preso l'iniziativa di sostituirli in tempo, distratto da altre emergenze che includevano la brutta eliminazione dell'Europeo 2004 e la crisi esistenziale del Napoli, un club a rischio di sparizione prima dell'arrivo salvifico di Aurelio De Laurentiis.
Nella stessa intervista, Carraro riflette sull'opportunità delle indagini post-Calciopoli e le relative sanzioni, sostenendo che gli scudetti tolti alla Juventus non avrebbero dovuto essere trasferiti all'Inter. La sua convinzione è che quegli anni di campionato dovessero restare un monito di imparzialità, lasciandoli privi di assegnazione.
Una retrospettiva drammatica inclusa nel suo racconto copre il Mondiale 2006 in Germania. Nonostante le voci di dissapori con Sepp Blatter, Carraro chiarisce che una pianificazione sportiva efficace e organizzata è stata la chiave del successo, affermando orgogliosamente il proprio contributo istituzionale a livello europeo, includendo figure come Pairetto nella commissione della Uefa e Bergamo in quella della Fifa.
Un altro momento di riflessione riguarda Gianluca Vialli, un uomo di grande integrità che, nel 2002, fu vicino a diventare commissario tecnico della nazionale italiana. Carraro ricorda un incontro segreto a Torino che, onerose condizioni del momento impedendo il consolidamento dell'incarico.
Infine, Carraro esprime il desiderio di vedere Adriano Galliani tornare al Milan, elogiando la competenza e la passione che Galliani porta con sé, qualità che potrebbero rigenerare l'entusiasmo e la passione nei tifosi.
Alla veneranda età di 85 anni, Carraro affronta il soprannome di "Poltronissimo" con ironia, riflettendo sulla sua lunga e variegata carriera iniziata precocemente a 22 anni come presidente della federazione sci nautico e proseguendo come giovane presidente del Milan a soli 27 anni. Una vita spesa dedicata al mondo dello sport, tra successi e inevitabili controversie, che ha segnato il campo sportivo italiano e internazionale.