🟥🟦 Pavoletti, il guerriero del Cagliari: "A Bari ho riportato il Cagliari in A, a Verona forse l’ho salvato. Questa è casa mia"
Leonardo Pavoletti non è semplicemente un attaccante: è un frammento vivo della storia recente del Cagliari Calcio. Con i suoi gol pesanti e la sua personalità discreta ma decisa, è diventato una colonna portante della squadra rossoblù, tanto sul campo quanto nello spogliatoio.
Nel maggio del 2023, il suo leggendario colpo di testa all’ultimo respiro, in casa del Bari, consegnò al Cagliari la promozione in Serie A in una delle notti più emozionanti della storia del club. Ora, undici mesi dopo, Pavoletti ha messo la firma anche sulla partita che potrebbe aver blindato la salvezza, segnando la rete decisiva al Bentegodi di Verona in una sfida che valeva doppio. Due colpi che valgono una carriera, due momenti simbolici di un legame profondo con i colori rossoblù.
Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Pavoletti ha parlato a cuore aperto del momento che sta vivendo, riconoscendosi finalmente quei meriti che spesso, da uomo umile qual è, ha sempre tenuto in secondo piano:
“Mi sto autoconvincendo anch’io. Quando giochi poco, i pensieri negativi affiorano: ti chiedi se hai ancora qualcosa da dare. Ma poi arrivano le risposte. Mi sono detto: mi alleno con impegno, sono rimasto professionale, e alla prima palla da titolare è arrivato il gol. Ero felice di lottare con la mia squadra, come sempre”.
❤️ Dalla tensione all’armonia: il rapporto ritrovato con Giulini
Pavoletti si è soffermato anche sul suo legame con il presidente Tommaso Giulini, un rapporto non sempre lineare, ma che oggi appare più saldo che mai. Dal conflitto iniziale, alimentato da difficoltà sul campo e incomprensioni, si è passati a una profonda sintonia umana e professionale:
“Per conoscere davvero una persona devi attraversare anche momenti difficili. È quando tutto sembra andare storto che capisci chi hai davanti. Ci siamo messi alla prova, ci siamo conosciuti meglio, e oggi posso dire che tra me e il presidente c’è una forte sintonia. È uno che combatte al tuo fianco, non ti lascia mai solo”.
In un calcio sempre più globalizzato e dominato da proprietà estere, Pavoletti lancia anche una riflessione più ampia sul significato della proprietà italiana:
“Vedo tante proprietà straniere. Ma io credo che competenza, valori e presenza concreta valgano più del denaro. Ecco perché mi tengo stretta una proprietà italiana come quella del Cagliari”.
🏠 Il futuro? “Cagliari è casa. Solo Livorno potrebbe portarmi via”
Con la carriera da calciatore che si avvia verso il tramonto, Pavoletti guarda al futuro con lucidità e una punta di emozione. Non si vede in panchina, ma non intende allontanarsi dal mondo del calcio – e, soprattutto, da Cagliari:
“Quando smetterò, so che dovrò ricominciare dal basso. Non ho intenzione di fare l’allenatore, ma ci sono tanti modi per restare nel calcio. Magari come ambassador, un ruolo che può avere valore, se viene riconosciuto. Vorrei far parte del progetto del Cagliari anche fuori dal campo”.
C’è però una città che, per affetto e radici, potrebbe un giorno portarlo via dalla Sardegna:
“Livorno è l’unico posto per cui potrei lasciare Cagliari. Sono felice che sia tornato in Serie C, e sogno che possa salire ancora. Ma oggi, per me, Cagliari è casa. Qui ho dato tanto, ho ricevuto tanto, e se dipendesse da me resterei per sempre”.
Una storia di cuore, fedeltà e identità. Leonardo Pavoletti non è solo l’uomo dei gol pesanti: è un simbolo di valori in un calcio che ne ha sempre più bisogno.