Google è nuovamente nel mirino delle autorità regolatorie europee con l'accusa di violare il recente Digital Markets Act (DMA), entrato in vigore nel 2023. Secondo quanto emerso a marzo, le investigazioni condotte dalle autorità dell'Unione Europea avrebbero messo in luce pratiche scorrette da parte del colosso di Mountain View, che potrebbe incorrere in una multa significativa qualora non si conformi alle normative. Non è la prima volta che l’UE prende di mira una delle più grandi compagnie tecnologiche al mondo: questo mese, infatti, Google è stata già condannata a pagare una sanzione di 2,95 miliardi di euro per altre infrazioni.
Il Digital Markets Act ha l’obiettivo di ridurre l'influenza delle grandi aziende nel settore tecnologico, migliorando la posizione dei concorrenti più piccoli e aumentando le opzioni a disposizione dei consumatori. Una eventuale condanna di Google potrebbe tradursi in un’ulteriore penalità, equivalente al 10% del fatturato annuo dell’azienda a livello globale. Le accuse attuali sostengono che i servizi di punta, come Google Shopping, Google Flights e Google Hotels, vengano favoriti rispetto ai concorrenti, creando così un dislivello competitivo nel mercato.
Sebbene Google abbia cercato di mitigare queste accuse avanzando alcune proposte, le soluzioni avanzate non hanno ancora convinto le autorità europee. L’UE ha bisogno di soluzioni accettabili che forniscano realmente ai consumatori le maggiori possibilità di scelta dichiarate dal DMA. In una comunicazione precedente, Oliver Bethell, senior director di Google per la concorrenza, aveva dichiarato: "Nonostante i nostri tentativi di risoluzione, ci troviamo costretti a risolvere questa disputa evitando di favorire una ristretta cerchia di interessi rispetto ai numerosi benefici per milioni di persone e imprese in Europa che derivano dai nostri servizi".
Mentre continua il confronto tra Google e le istituzioni europee, anche la Commissione Europea è sotto pressione internazionale, in particolare dagli Stati Uniti, dove figure politiche di primo piano come l'ex presidente Donald Trump sembrano pronte a difendere gli interessi dei big dell’industria tecnologica statunitense. Tuttavia, le pressioni internazionali non scoraggiano gli sforzi dell’UE per mantenere un controllo rigoroso sulle aziende che dominano il mercato digitale. Oltre a Google, in primavera, anche Apple e Meta Platforms erano state accusate di violazioni simili del DMA, segnando un’escalation nelle azioni normative europee nei confronti delle grandi compagnie tecnologiche.