La Cina ha recentemente svelato il suo nuovo gioiello tecnologico: il Darwin Monkey, un avanzato sistema di calcolo neuromorfico che ha il potenziale di riscrivere le regole dell'intelligenza artificiale. Questa innovazione, profondamente ispirata alla complessità del cervello delle scimmie, è stata sviluppata presso il National Key Laboratory of Brain and Computer Technology dell'Università di Zhejiang. L'accattivante nome del progetto, Darwin Monkey, è un omaggio a un leggendario re delle scimmie della cultura cinese, sottolineando l'intento di rompere nuove barriere nella scienza computazionale.
La vera innovazione del Darwin Monkey risiede nella sua straordinaria efficienza energetica e nella capacità di gestire calcoli paralleli con una maestria senza precedenti. È equipaggiato con ben 2 miliardi di neuroni impulsivi e oltre 100 miliardi di sinapsi, simulando fedelmente la complessità del cervello di una scimmia macaco. Un notevole passo avanti rispetto alla precedente versione del 2020, il Darwin Mouse, che imitava il cervello di un topo con 120 milioni di neuroni artificiali.
Negli ultimi cinque anni, le tecnologie neuromorfiche hanno registrato una crescita esponenziale. Prima del Darwin Monkey, l'Intel Hala Point del 2024, con i suoi 1,15 miliardi di neuroni, era considerata la punta di diamante nel settore. I calcolatori neuromorfici non solo forniscono performance avanzate, ma ottimizzano anche il consumo energetico, un fattore cruciale in un'era di crescenti preoccupazioni ambientali legate all'intelligenza artificiale.
Il nucleo del sistema Darwin Monkey è il chip neuromorfico Darwin 3, introdotto nel 2023, risultato della sinergia tra l'Università di Zhejiang e il Zhejiang Lab. Ogni chip, con i suoi 2,35 milioni di neuroni e sinapsi, opera a velocità esascala, raggiungendo fino a 1018 operazioni al secondo. Questi chip non solo ottimizzano l'efficienza computazionale, ma incorporano anche avanzati meccanismi di apprendimento online e istruzioni progettate seguendo principi ispirati dalla mente umana.
Composto da 15 server, ciascuno contenente 64 chip, il Darwin Monkey si avvale di un design ultracompatto da 12 pollici per ridurre al minimo il consumo energetico e le latenze nella trasmissione dei dati. Tra le innovazioni tecnologiche principali figurano una nuova architettura di interconnessione delle reti neurali, un metodo di gestione adattiva dei tempi operativi e avanzati processi di condivisione dati in memoria multilivello.
Per sfruttare appieno le potenzialità del calcolatore, è stato sviluppato un sistema operativo su misura, specificamente ideato per sistemi neuromorfici, in grado di ottimizzare l'allocazione delle risorse e gestire efficientemente i carichi di lavoro. Nel corso dei test, il Darwin Monkey ha eseguito con notevole successo il modello linguistico DeepSeek, dimostrando la sua capacità di generare contenuti, risolvere problemi matematici complessi e effettuare ragionamenti logici.
Sebbene il sistema non abbia ancora raggiunto la sofisticazione del cervello umano, gli scienziati vedono nel Darwin Monkey un'enorme potenzialità per il futuro della ricerca cerebrale e dello sviluppo dell'intelligenza artificiale. Al giorno d'oggi, il Darwin Monkey viene già utilizzato per simulare sistemi neurali di differenti specie, tra cui vermi, zebrafish, topi e macachi. Grazie alla sua capacità di calcolo parallelo, scalabilità ed efficienza energetica, questo supercomputer è destinato a diventare un pilastro nella sperimentazione senza supervisione nel campo dell'intelligenza artificiale.