La startup americana Star Catcher Industries ha annunciato un nuovo primato mondiale nel campo della trasmissione di energia senza fili, riuscendo a trasferire ben 1,1 kW di potenza ottica tramite un raggio laser a dei comuni pannelli solari commerciali. Il test, cruciale per il futuro dell'alimentazione satellitare, si è svolto presso il Kennedy Space Center della NASA in Florida, e prepara il terreno per future sperimentazioni direttamente nello spazio.
L'innovazione di Star Catcher si propone di superare i limiti imposti dalle dimensioni dei pannelli solari a bordo dei satelliti e dalla loro esposizione variabile alla luce solare, soprattutto quando si trovano in zone d'ombra. L'idea è quella di creare una piattaforma spaziale, una sorta di "lente d'ingrandimento", capace di concentrare l'energia solare e trasmetterla, tramite laser, ai pannelli di altri satelliti in orbita terrestre. Questa "fattoria solare" orbitante raccoglierebbe la luce con i suoi ampi pannelli per poi convertirla in un raggio laser ad alta efficienza, indirizzabile verso i satelliti che necessitano di energia.
Il sistema sviluppato da Star Catcher prevede l'utilizzo di un laser multispettrale in grado di emettere la lunghezza d'onda più adatta per massimizzare l'assorbimento dei pannelli solari dei satelliti riceventi. In questo modo, si stima di poter incrementare la potenza disponibile a bordo dei satelliti da due a dieci volte, senza richiedere modifiche hardware significative. L'esperimento condotto al Kennedy Space Center ha dimostrato la fattibilità di questa tecnologia, con la trasmissione di 1,1 kW di potenza tramite raggio laser a pannelli standard. Un risultato che supera il precedente record di 800 W stabilito da un team del DARPA, l'agenzia per i progetti di ricerca avanzata del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Nonostante l'entusiasmo per il risultato ottenuto, è importante sottolineare che il sistema DARPA utilizzava un laser a infrarossi che operava su una distanza di 8,6 km, trasferendo la potenza dichiarata in 30 secondi. Questa configurazione è diversa dalla trasmissione di luce non focalizzata su distanze di decine di metri, come nell'esperimento di Star Catcher, rendendo il confronto non del tutto appropriato. Tuttavia, l'interesse dimostrato dall'industria spaziale e dalle forze armate verso Star Catcher è notevole. L'azienda dichiara di aver già siglato diversi contratti per fornire alimentazione potenziata ai satelliti in orbita. Le prime prove del prototipo della piattaforma Star Catcher nello spazio, previste per il 2026, saranno fondamentali per valutare la reale efficacia e la scalabilità di questa promettente tecnologia.
La prospettiva di poter disporre di una fonte di energia inesauribile e flessibile nello spazio apre scenari inediti per l'esplorazione spaziale, la comunicazione satellitare e la ricerca scientifica. La capacità di alimentare i satelliti in modo efficiente e continuo, anche in condizioni di scarsa illuminazione solare, potrebbe rivoluzionare il modo in cui operiamo nello spazio, aprendo la strada a nuove missioni e applicazioni.
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