Per quasi 200 anni, la spiegazione prevalente sulla scivolosità del ghiaccio si basava sull'idea che l'attrito o la pressione di pattini, scarponi o pneumatici fondessero un sottilissimo strato superficiale, creando una pellicola lubrificante microscopica. Tuttavia, una nuova ricerca condotta all'Università del Saarland, in Germania, ha radicalmente messo in discussione questa teoria consolidata. Lo studio, pubblicato su una rivista scientifica di rilievo, dimostra che la scivolosità del ghiaccio è dovuta a un fenomeno completamente diverso, aprendo nuove prospettive e potenziali applicazioni.
La vera ragione della scivolosità del ghiaccio risiede nei campi elettrici generati dai dipoli molecolari nella zona di contatto. Quando un oggetto entra in contatto con il ghiaccio, le cariche parziali delle sue molecole interagiscono con la disposizione altamente ordinata dei dipoli delle molecole d'acqua nel cristallo di ghiaccio. Questa interazione elettrostatica, in sostanza, "allenta" lo strato più superficiale del reticolo cristallino del ghiaccio, trasformandolo in una pellicola quasi liquida (amorfa) sottile e disordinata. In precedenza, i fisici attribuivano questo effetto di "fluidificazione" al riscaldamento causato dalla pressione sul ghiaccio o dall'attrito.
Un aspetto cruciale di questa scoperta è che questo meccanismo di "autolubrificazione" funziona anche a temperature prossime allo zero assoluto, dove l'energia termica è praticamente assente e le teorie tradizionali della fusione del ghiaccio sotto pressione o riscaldamento per attrito non possono spiegare il fenomeno della bagnatura delle superfici di contatto. In queste condizioni estreme, il ghiaccio rimane scivoloso semplicemente perché le molecole sulla sua superficie sono vulnerabili all'azione dell'elettricità statica proveniente dalla superficie di contatto.
Questa scoperta rivoluzionaria non solo cambia radicalmente la nostra comprensione di uno dei fenomeni naturali più familiari, ma ha anche un valore pratico significativo. Oltre a risolvere un dibattito secolare sulla scivolosità del ghiaccio, questa ricerca potrebbe portare allo sviluppo di pneumatici invernali più performanti e di superfici antiscivolo realmente efficaci su ghiaccio, basate su principi fisici solidi. Inoltre, potrebbe contribuire alla progettazione di prodotti con proprietà di scorrimento superiori, come pattini, sci e materiali per applicazioni criogeniche.
Le implicazioni di questa ricerca sono vaste e toccano diversi settori, dalla sicurezza stradale allo sport invernale, fino all'ingegneria dei materiali. Comprendere a fondo i meccanismi che regolano la scivolosità del ghiaccio apre la strada a soluzioni innovative per migliorare la nostra interazione con questo elemento, rendendola più sicura e performante. Ulteriori studi in questo campo potrebbero portare a scoperte ancora più sorprendenti e a nuove tecnologie in grado di sfruttare le proprietà uniche del ghiaccio.
In sintesi, la scoperta del ruolo dei campi elettrici nella scivolosità del ghiaccio rappresenta un passo avanti significativo nella nostra comprensione del mondo che ci circonda. Questa nuova conoscenza non solo sfida le teorie consolidate, ma apre anche nuove opportunità per lo sviluppo di tecnologie innovative e per il miglioramento della nostra vita quotidiana. L'Università del Saarland ha contribuito in modo determinante a svelare un mistero che ha affascinato scienziati e curiosi per secoli, dimostrando ancora una volta l'importanza della ricerca scientifica per il progresso della società.
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