Google sta intensificando i suoi sforzi per rispondere alle preoccupazioni dell'Unione Europea riguardo alle sue pratiche nel settore della pubblicità digitale. L'azienda ha presentato una serie di proposte volte a semplificare il modo in cui editori e inserzionisti interagiscono con le sue tecnologie pubblicitarie, nel tentativo di evitare una misura drastica: la cessione forzata di parte del suo business.
Le autorità di regolamentazione sia in Europa che negli Stati Uniti hanno da tempo preso di mira Google, contestando il suo ruolo di operatore dominante nel mercato della pubblicità online. Google possiede infatti gli strumenti utilizzati sia dagli inserzionisti che dagli editori, oltre a gestire AdX, una delle principali piattaforme di scambio pubblicitario. Nel settembre scorso, la Commissione Europea ha inflitto a Google una multa di 2,95 miliardi di euro, accusandola di favorire il proprio servizio AdX a scapito delle soluzioni concorrenti, nonché degli stessi inserzionisti ed editori. L'UE ha inoltre ordinato a Google di eliminare il conflitto di interessi, suggerendo come unica soluzione la vendita di una parte significativa delle sue attività.
In risposta, Google ha comunicato di aver presentato alla Commissione Europea una proposta simile a quella già avanzata al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, nell'ambito di un'indagine analoga. "La nostra proposta è pienamente conforme alla decisione della Commissione Europea, senza la necessità di una divisione destabilizzante che danneggerebbe migliaia di editori e inserzionisti europei che utilizzano gli strumenti di Google per far crescere il proprio business", si legge in un comunicato ufficiale dell'azienda. "Il nostro piano include modifiche immediate ai prodotti, in grado di porre fine alle pratiche contestate dalla Commissione. In particolare, offriamo agli editori la possibilità di impostare prezzi minimi diversi per i diversi offerenti quando utilizzano Google Ad Manager".
Tuttavia, la Commissione Europea potrebbe non essere soddisfatta di queste concessioni. Secondo alcune indiscrezioni, l'organismo potrebbe insistere sulla cessione forzata di parte del business di Google qualora l'azienda continui a operare in modo anticoncorrenziale. Un precedente in tal senso è rappresentato dal caso Microsoft di vent'anni fa, come riportato da Reuters. Anche il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha richiesto la vendita di AdX da parte di Google, ma l'azienda ha definito tale misura tecnicamente impossibile, avvertendo che potrebbe generare una prolungata incertezza per inserzionisti ed editori. Le udienze presso il tribunale americano sono ancora in corso. Se il tribunale si pronunciasse a favore del Dipartimento di Giustizia, il problema della Commissione Europea potrebbe risolversi automaticamente.
La posta in gioco è alta. La battaglia tra Google e le autorità di regolamentazione potrebbe ridisegnare il panorama della pubblicità digitale, con implicazioni significative per tutti gli attori coinvolti. Mentre Google cerca di evitare lo smembramento, la Commissione Europea è determinata a garantire una concorrenza equa e a proteggere gli interessi di editori e inserzionisti. Il risultato di questa contesa avrà un impatto duraturo sull'ecosistema digitale.
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