La decisione di disputare Milan-Como a Perth, in Australia, continua a far discutere. Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori (AIC), ha espresso forti perplessità riguardo a questa scelta, focalizzandosi non tanto sulla singola partita, quanto sul modello che essa rappresenta per il futuro del calcio.
"Il problema non è certo la partita in sé, dato anche che resterà un evento eccezionale. Anche se viene giocata a 28.000 km di distanza, con fusi orari e cambi di temperatura duri da affrontare. Resta il dubbio se sia questo il modello da inseguire", ha dichiarato Calcagno in un'intervista a Tuttosport. Le sue parole mettono in luce una preoccupazione crescente nel mondo del calcio: la ricerca spasmodica di nuovi ricavi sta portando a un'iper-programmazione di partite, con conseguenze potenzialmente negative per la salute dei giocatori e per la qualità dello spettacolo offerto.
Calcagno ha poi aggiunto: "Il problema non è solo che si gioca troppo: i grandi calciatori hanno già accettato che si debba giocare di più e si debbano cercare nuovi ricavi. La preoccupazione è legata all’impatto sulle loro prestazioni: per fare un esempio, Bastoni l’anno scorso ha giocato più di 70 partite. Però molto probabilmente non ha giocato la settantesima allo stesso livello psico-fisico della cinquantesima". Questo esempio concreto evidenzia come l'accumulo di partite possa influire negativamente sulla performance dei giocatori, con il rischio di infortuni e un calo della qualità del gioco.
La questione sollevata da Calcagno è centrale nel dibattito attuale sul futuro del calcio. Da un lato, c'è la necessità di generare maggiori entrate per sostenere un'industria in continua crescita; dall'altro, è fondamentale tutelare la salute dei giocatori e preservare la qualità dello spettacolo, che sono i due pilastri su cui si fonda il successo di questo sport. Trovare un equilibrio tra queste due esigenze è la sfida principale che il mondo del calcio deve affrontare.
Le parole del presidente dell'AIC richiamano l'importanza di rimettere al centro del progetto le persone, sia i giocatori che i tifosi. "Credo si debbano rimettere le persone al centro del progetto, e parlo anche dei tifosi. Perché facendo giocare i calciatori così tanto, offriamo uno spettacolo meno bello: così perdiamo i due pilastri del nostro mondo", ha concluso Calcagno. Il rischio è che, a forza di inseguire nuovi mercati e nuove fonti di guadagno, si finisca per snaturare il calcio, perdendo di vista i valori che lo hanno reso lo sport più amato al mondo.
La partita tra Milan e Como a Perth, in programma per il 2025, diventa quindi un simbolo di questa dicotomia. Un'opportunità per espandere il brand del calcio italiano in un mercato in crescita come quello australiano, ma anche un campanello d'allarme sui rischi di un'eccessiva globalizzazione e di un calendario sempre più fitto. Il dibattito è aperto e le prossime scelte dirigenziali saranno decisive per il futuro del calcio.