L’interruzione di diciassette ore degli apparecchi da gioco a Venezia è stata dichiarata legittima dal Consiglio di Stato, che ha rigettato il ricorso di una società che gestisce oltre sessanta sale da gioco in Veneto, secondo quanto riportato da Agipronews.
La vicenda
La società aveva contestato al Tar del Veneto i nuovi orari, ritenendo che violassero la legge regionale del 2019. La contestazione si basava su due motivi. In primo luogo, la delibera della giunta regionale, che aveva stabilito le fasce di interruzione del gioco (dalle 7:00 alle 9:00, dalle 13:00 alle 15:00 e dalle 18:00 alle 20:00), avrebbe illegittimamente consentito ai comuni di aggiungere ulteriori orari di chiusura. Inoltre, la nota comunale del 2020, che aveva integrato i nuovi orari con quelli del Regolamento Comunale del 2016, aveva portato a un’interruzione di diciassette ore giornaliere, contro le sei ore massime di interruzione previste dall’Intesa della Conferenza Unificata.
Secondo la società, il Comune avrebbe dovuto disapplicare il regolamento alla luce del nuovo quadro normativo, poiché ciò avrebbe creato una disparità di trattamento tra le imprese veneziane e quelle di altri comuni con restrizioni meno severe, violando il principio di libera concorrenza. Il Collegio ha osservato che il regolamento comunale del 2016 non era stato contestato in modo tempestivo dalla società. Inoltre, i giudici hanno evidenziato come “l’interruzione del gioco rafforzi le norme regolamentari e le ordinanze locali”. “I Comuni – si legge nella sentenza – possono aggiungere ulteriori fasce di interruzione in base alla situazione locale.” I giudici hanno evidenziato un "obbligo" per le amministrazioni locali di adottare misure restrittive per la regolamentazione del gioco, orientate alla tutela della salute pubblica. Pertanto, il Comune ha trovato un equilibrio “tra gli interessi economici degli imprenditori e il pubblico interesse nella prevenzione del gioco compulsivo”. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto.
Fonte: agipronews.it