Nell'accusa odierna lanciata da Kairos Fellowship, un'organizzazione non governativa che si dedica con fervore a questioni ambientali, la reputazione di Google è stata messa in discussione. Secondo il recente rapporto, l'azienda sarebbe colpevole di manipolare la realtà sui propri progressi nella riduzione delle emissioni di carbonio. La situazione risulta da un'attenta analisi durata 2,5 anni sui rapporti pubblici di Google dedicati alla sostenibilità.
Il risultato è sorprendente: i numeri del colosso tecnologico sulla riduzione di emissioni per l'anno 2024 non rispecchierebbero la verità. Mentre Google afferma di aver ridotto le emissioni dai propri data center del 12%, il consumo energetico degli stessi è aumentato del 27%. La matricola non torna particolarmente bene quando si osserva che le emissioni Scope 1, 2 e 3 hanno registrato una crescita del 6,2% anno dopo anno.
Ma cosa si intende esattamente con 'Scope'? Le emissioni sono classificate in diverse categorie: Scope 1, emissioni dirette dalle attività dell'azienda; Scope 2, indirette, risultanti dal consumo di energia acquistata, e Scope 3, altre emisisoni indirette nella catena di approvvigionamento. In effetti, è la categoria Scope 3 che ha visto un impressionante aumento del 22%, principalmente per l'espansione dei data center, cruciali per le funzioni avanzate di intelligenza artificiale.
Google da parte sua rigetta vigrosamente l'analisi di Kairos Fellowship, sostenendo che la valutazione sia fuorviante. Comunque, l'evidenza che sottolinea non è lontana dalle affermazioni di Google stesse: le emissioni, per quanto crescenti, dovrebbero essere azzerate entro il 2030 grazie ad ingenti investimenti in energie rinnovabili e tecnologie di sequestro del carbonio. Anche l'aumento concreto delle emissioni da intelligenza artificiale resta un dato incoraggiante per guidare grandi sforzi tecnici nell'arco di un decennio.
In parallelo, l'organizzazione riconosce che il settore dei data center si trova a vivere un momento di svolta, poiché l'impiego di AI è in rapida crescita, alimentando incertezze sui requisiti futuri di energia ed infrastruttura.
La questione diviene ancora più intricata quando Kairos Fellowship accusa Google di usare dati che occultano i veri tassi di crescita delle emissioni nella piena estensione del periodo 2010-2024, suggerendo che, in realtà, le emissioni siano aumentate di un incredibile 1515%. In parole più semplici, le emissioni di Google nel 2024 sarebbero state di oltre 21,9 milioni di tonnellate superiori rispetto a quattordici anni fa. La metodologia di computo di Google, infatti, terrebbe conto dell'acquisto di energia verde ma non delle emissioni fisiche emesse dai data center.
In definitiva, la diatriba tra Google e Kairos Fellowship rafforza il dibattito sulle reali implicazioni ambientali del rapido progresso tecnologico, soprattutto col sospetto che l'intelligenza artificiale giochi un ruolo cruciale nel perpetuare l'incremento delle emissioni.
Anche se le dichiarazioni di entrambe le parti portano prove e analisi alzando un polverone mediatico, resta chiaro che osservatori esterni debbono continuare a monitorare queste emissioni, affinché il quadro ambientale globale migliori con concrete responsabilità e azioni accurate.