Il colosso tecnologico Google ha annunciato una svolta epocale nel suo impegno per l'energia sostenibile firmando un accordo con Commonwealth Fusion Systems (CFS), una startup nata dal Massachusetts Institute of Technology nel 2018. Questo accordo riguarda l'acquisto di energia elettrica prodotta mediante fusione nucleare, un processo che, benché ancora non disponibile su scala commerciale sulla Terra, alimenta il Sole e le altre stelle.
La fusione nucleare rappresenta il Santo Graal della produzione energetica: una fonte praticamente illimitata e senza i residui radioattivi dei metodi attuali come la fissione nucleare. CFS sta sviluppando il progetto ARC in Virginia, uno dei più grandi centri mondiali per i data center ad alta intensità energetica. La potenza prevista per l'installazione è di 400 megawatt, di cui Google ne ha acquistati 200.
Il cammino verso l'energia da fusione nucleare, però, è tortuoso e disseminato di sfide tecniche e scientifiche non indifferenti. Gli scienziati di CFS e vari laboratori nazionali hanno tentato per decenni di innescare reazioni di fusione usando tecnologie innovative come enormi magneti, anziché i più tradizionali laser. Nel 2022, il laboratorio Lawrence Livermore in California ha raggiunto un parziale successo, ottenendo temporaneamente un aumento netto di energia. Tuttavia, per diventare una realtà commerciale, la fusione deve garantire un flusso costante di reazioni autosostenenti.
Michael Terrell, capo del dipartimento di energia avanzata di Google, ha sottolineato che l'impegno attuale è fondamentale per il futuro: "Nonostante le notevoli sfide fisiche e ingegneristiche, sappiamo che è una strada su cui investire. L'obiettivo è rendere questo tecnologicamente fattibile e scalabile in futuro".
Nel contesto di un crescente fabbisogno energetico mondiale trainato dall'intelligenza artificiale e dai data center, l'interesse per la fusione nucleare è in rapida crescita. A differenza della fissione, la fusione non produce rifiuti radioattivi significativi, rendendola una potenziale soluzione chiave per affrontare il cambiamento climatico.
CFS prevede di iniziare la produzione di energia elettrica dal progetto ARC nei primi anni '30, previa soluzione di numerosi problemi scientifici complessi. "Senza collaborazione e audacia nel fissare e perseguire traguardi, le difficoltà non si superano", ha dichiarato Bob Mumgaard, CEO e co-fondatore di CFS. Ha sottolineato inoltre che il progetto ARC consentirà a CFS di imparare moltissimo sulla crescita della fusione e l'affidabilità degli impianti.
Google ha anche annunciato che aumenterà i suoi investimenti in CFS, mantenendo riservati i dettagli finanziari. Già nel 2021, Google era tra i molti investitori che avevano supportato CFS con fondi per un totale di 1,8 miliardi di dollari. Mumgaard ha rivelato che l'attuale sforzo di raccolta fondi di CFS è allineato con quello di due anni fa. Va notato che queste non sono le prime esperienze di Google nel settore delle tecnologie a fusione termonucleare.