Assoluzione e prescrizione: fine del calvario giudiziario di Antonio Pantisano Trusciglio

Il Tribunale Penale di Reggio Calabria ha messo oggi un punto finale a uno dei processi più intricati e lunghi legati al mondo delle scommesse online . La vicenda, iniziata nel lontano luglio 2015, ha visto il coinvolgimento di molteplici attori e ha ruotato intorno a ipotesi di collegamenti tra le attività di gioco d'azzardo e la criminalità organizzata . Tra gli imputati, il nome di Antonio Pantisano Trusciglio è stato a lungo associato a vicende di mafia, accuse che solo oggi si sono definitivamente dissolte con la decisione del tribunale di dichiarare prescritto il reato a lui attribuito e di confermare l'assenza di qualunque aggravante mafiosa.

Nel tumulto delle azioni legali scaturite dall'operazione "Gambling", Pantisano Trusciglio si era visto privato della propria libertà e dei beni delle sue società. Accusato di intrattenere rapporti con la malavita calabrese, ha vissuto un vero incubo legale durato dieci anni, che solo ora trova la sua conclusione. Il suo racconto personale rimane emblematico di un sistema che macina vite nel nome di lunghe e spesso infondate indagini.

"Nel luglio del 2015, quando fui arrestato, non avrei mai immaginato di dover affrontare un simile cammino", dichiara Pantisano Trusciglio, che all'epoca gestiva società operanti nel settore del gioco online . "Per quasi un anno ho conosciuto la detenzione carceraria, seguita da lunghi mesi agli arresti domiciliari. Tutti i miei beni, sequestrati, erano nelle mani di amministratori giudiziari senza che io potessi fare nulla."

Pantisano Trusciglio ha sempre sostenuto la liceità delle sue azioni, spiegando che i suoi colloqui telefonici erano semplicemente parte del suo lavoro, per di più avvenuti con un avvocato rispettabile, purtroppo deceduto, che rappresentava i suoi interessi legali. Nulla di quello che faceva, dice, aveva mai coinvolto persone legate alla 'Ndrangheta o qualsiasi altra forma di influenza mafiosa. E oggi, dopo un decennio di attese e di battaglie legali, la giustizia ha riconosciuto la fondatezza delle sue asserzioni.

Con la fine del processo, il tribunale ha ordinato la restituzione di tutti i beni sequestrati. Tuttavia, Pantisano Trusciglio amaramente osserva che ciò che rientrerà in suo possesso sono macerie economiche, attività compromesse da anni di abbandono forzato e mutui insoluti.

"Mi sono trovato a vivere nell'incertezza più totale, nel limbo di uno stato di sospensione che ha travolto la mia vita e quella dei miei famigliari", racconta. "Tuttavia, questa sentenza, ancorché tardiva, riporta onore al mio nome, lontano anni luce dalle accuse ingiustamente mossemi. Ho sempre vissuto e lavorato con onestà, lontano da connessioni mafiose che non mi appartengono né come persona né come professionista."

Questa chiusura giudiziaria potrebbe finalmente permettergli di ricominciare, di voltare pagina. È, però, un epilogo agrodolce, che lo ha visto vittima di un sistema dove la giustizia a volte arriva tardi, trascinando con sé vite intere. Antonio Pantisano Trusciglio spera ora di ricostruire, riportando in vita quanto distrutto, con la volontà ferrea di dimostrare che, anche nei periodi più bui, l'innocenza e la tenacia possono portare alla luce la verità.