Tragedia in Midtown Manhattan: sparatoria e suicidio nella sede della NFL

Tragedia in Midtown Manhattan: sparatoria e suicidio nella sede della NFL

Shane Devon Tamura apre il fuoco in un prestigioso grattacielo, uccidendo quattro persone prima di togliersi la vita. La sua storia è un grido d'aiuto

Lunedì sera, Midtown Manhattan è stata teatro di una tragica sparatoria che ha sconvolto la comunità locale e la National Football League (NFL). Shane Devon Tamura, un uomo di 27 anni, ha aperto il fuoco nell'atrio del grattacielo situato al civico 345 di Park Avenue, sede di numerose aziende di rilievo, tra cui Blackstone e la stessa NFL. I suoi colpi di fucile d'assalto hanno provocato la morte di quattro persone, tra cui un agente di polizia in servizio di sicurezza privata. Un ulteriore dipendente dell'NFL è rimasto gravemente ferito nell'attacco. Dopo aver compiuto il massacro, Tamura ha deciso di togliersi la vita al 33º piano dell'edificio.

Le prime indagini della polizia hanno rivelato che Tamura soffriva da anni di problemi di natura psichiatrica. Tuttavia, il contesto del suo gesto disperato va cercato in una storia personale di sofferenze e delusioni, radicata in un mondo che inizialmente pareva promettente. In gioventù, Tamura era considerato una promettente stella del football americano. Il suo sogno di entrare nella NFL, però, si è interrotto bruscamente, costringendolo a giocare nella lega canadese, lontano dalle luci della ribalta.

Durante la sua carriera sportiva, Tamura ha sviluppato una condizione nota come encefalopatia traumatica cronica (CTE), una malattia neurodegenerativa collegata a ripetuti traumi cranici. Questa patologia, caratterizzata da disturbi dell'umore, problemi cognitivi e alterazioni del comportamento, è tristemente nota per il suo impatto devastante sulla salute mentale degli atleti. Nella lettera d'addio trovata nella tasca dei pantaloni di Tamura, lui stesso attribuisce alla NFL la responsabilità del suo deterioramento mentale.

La lettera, lunga tre pagine, offre uno sguardo commovente e doloroso sul calvario che ha afflitto Tamura. Egli parla apertamente della sua CTE, paragonando il suo destino a quello di Terry Long, un ex giocatore professionista che si è tolto la vita nel 2005 dopo essere stato diagnosticato con la stessa malattia. Tamura descrive il contributo del football alla sua distruzione personale con frasi drammatiche, arrivando ad affermare: “Il football mi ha fatto bere un gallone di liquido antigelo”. Egli denuncia un sistema che, a suo dire, privilegia lo spettacolo a scapito della salute degli atleti, accusando la NFL di ignorare deliberatamente i rischi associati alla CTE.

Le autorità hanno confermato che Tamura aveva cercato di sensibilizzare la NFL sui pericoli della malattia, lamentando tuttavia di non aver mai ricevuto risposte concrete. La lettera si conclude con un disperato appello alla comunità scientifica: “Vi prego, studiate il mio cervello. Mi dispiace. Dite a Rick che mi dispiace per tutto”. Questo tragico evento getta luce sulle persistenti problematiche di salute mentale e sicurezza che troppo spesso affliggono gli atleti, una realtà che non può più essere ignorata da chi gestisce il mondo del football americano.

La tragedia di Tamura riapre un dibattito necessario e urgente: è ora che la NFL e le altre istituzioni sportive si assumano la responsabilità dei rischi associati al loro sport e si impegnino a proteggere meglio i propri atleti, adottando misure più efficaci per prevenire tragedie simili in futuro.

Pubblicato Martedì, 29 Luglio 2025 a cura di Marta B. per Infogioco.it

Ultima revisione: Martedì, 29 Luglio 2025

Marta B.

Marta B.

Trentasei anni, giornalista pubblicista, lo sport è al centro della mia vita. L'ho praticato con gioia negli anni giovanili (calcio, atletica leggera), lo pratico ora per puro piacere. Lavoro come giornalista free lance e curo prevalentemente articoli di cronaca sportiva e interviste ai protagonisti dello sport, dal calcio fino ai motori.


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