La partita tra Nigeria e Repubblica Democratica del Congo, disputatasi a Rabat e valida per l'accesso ai playoff dei Mondiali 2026, si è conclusa con una clamorosa eliminazione della nazionale nigeriana ai calci di rigore. Il risultato di 1-1, tramutatosi in un 4-3 dopo i tiri dal dischetto, è passato però in secondo piano a causa delle sconcertanti dichiarazioni rilasciate da Eric Chelle, commissario tecnico della Nigeria. Al termine della partita, Chelle si è scagliato con furia verso la panchina della Repubblica Democratica del Congo, venendo fermato dall'intervento di Sébastien Desabre, allenatore della squadra avversaria.
La ragione di tale esplosione di rabbia è stata rivelata dallo stesso Chelle ai microfoni di ESPN, lasciando tutti sgomenti. L'allenatore ha denunciato presunti comportamenti occulti perpetrati durante la cruciale sessione dei calci di rigore: "Durante tutta la sessione di calci di rigore, un membro dello staff della Repubblica Democratica del Congo ha eseguito un rito voodoo nei nostri confronti. Continuamente, ogni volta... Questo è il motivo per cui ero così agitato". Invitato a fornire maggiori dettagli sul gesto, Chelle ha mimato un movimento oscillatorio con il braccio, aggiungendo: "Qualcosa del genere... Non so se fosse acqua o altro". Al momento, la federazione calcistica della Repubblica Democratica del Congo non ha rilasciato commenti ufficiali in merito all'accaduto, preferendo concentrarsi sulla celebrazione della qualificazione ottenuta.
Le accuse di Eric Chelle hanno rapidamente fatto il giro del mondo, sollevando un'ondata di reazioni e commenti da parte di appassionati e addetti ai lavori. Il tema dei rituali scaramantici e delle credenze popolari nel mondo del calcio è sempre stato presente, ma raramente si è assistito a denunce così dirette e esplicite da parte di un allenatore di tale livello. Resta da vedere se la FIFA deciderà di aprire un'inchiesta per fare luce sull'episodio e accertare eventuali violazioni del regolamento. Indipendentemente dagli sviluppi futuri, la vicenda ha gettato un'ombra sulla qualificazione della Repubblica Democratica del Congo e ha riacceso il dibattito sul ruolo della superstizione nello sport.
Al di là delle implicazioni disciplinari, l'accaduto solleva interrogativi più ampi sul significato e l'impatto di queste credenze nel contesto del calcio africano, dove le tradizioni ancestrali e le pratiche spirituali sono ancora profondamente radicate nella cultura popolare. È importante sottolineare che tali credenze, sebbene possano apparire irrazionali agli occhi di osservatori esterni, rappresentano spesso un elemento fondamentale dell'identità e del patrimonio culturale di molte comunità. Tuttavia, è altrettanto necessario condannare qualsiasi forma di pratica occulta che possa ledere l'integrità della competizione sportiva e minare i principi di fair play e rispetto reciproco.
Mentre il mondo del calcio attende ulteriori sviluppi sulla vicenda, una cosa è certa: le parole di Eric Chelle hanno aperto un vaso di Pandora, portando alla luce un aspetto controverso e spesso taciuto del gioco più bello del mondo. Resta da vedere se questa denuncia porterà a una maggiore consapevolezza e a un dibattito più aperto su questi temi, o se rimarrà semplicemente un episodio isolato destinato a essere dimenticato nel turbinio di emozioni e polemiche che caratterizzano il calcio moderno.
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