La città di Shanghai si prepara a una trasformazione radicale del settore della ristorazione, puntando sull'automazione e l'integrazione di robot in ogni fase del servizio. L'iniziativa, accelerata dalla pandemia di COVID-19, mira a ridurre i contatti tra il personale e i clienti, ma si prefigge obiettivi ben più ambiziosi nel lungo termine.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, l'ambizioso progetto prevede l'implementazione di sistemi automatizzati non solo nella preparazione e nel servizio dei cibi, ma anche nella gestione delle informazioni e nella logistica. Menù personalizzati basati su analisi approfondite dei dati, approvvigionamento di ingredienti guidato dall'intelligenza artificiale e cucine completamente automatizzate sono solo alcuni degli elementi chiave di questa rivoluzione culinaria.
L'obiettivo dichiarato è di trasformare Shanghai in un polo all'avanguardia per l'automazione della ristorazione entro il 2028. Per raggiungere questo traguardo, le autorità locali stanno incentivando gli operatori del settore a modernizzare radicalmente i propri processi aziendali nei prossimi tre anni. Si prevede che nei servizi di ristorazione per gruppi, fast food e vendita di bevande, oltre il 70% delle operazioni sarà digitalizzato, mentre nei ristoranti tradizionali questa percentuale supererà il 50%.
Un elemento centrale del piano è la creazione di cinque "cucine intelligenti" sperimentali, dedicate alla preparazione e al confezionamento di piatti destinati a ristoranti e punti vendita. In futuro, le catene di ristorazione cinesi saranno incoraggiate a espandersi sui mercati esteri, con il supporto del governo per la creazione di catene di approvvigionamento globali.
Tuttavia, questa spinta verso l'automazione solleva anche importanti interrogativi. Gli esperti prevedono una possibile consolidamento del mercato, con l'espulsione dei piccoli ristoranti a conduzione familiare, incapaci di competere con i grandi gruppi in termini di costi e velocità di espansione. La standardizzazione dei processi potrebbe inoltre portare alla perdita di quel "colore" unico della cucina tradizionale, rendendo i piatti preparati dai robot uniformi e poco attraenti per i palati più esigenti. Allo stesso tempo, l'iniziativa potrebbe portare alla scomparsa di numerosi posti di lavoro, sostituiti da robot e sistemi automatizzati.
Non mancano, tuttavia, le voci ottimiste. L'automazione potrebbe creare nuove opportunità di lavoro nel settore della robotica, della manutenzione dei sistemi e dell'analisi dei dati. Inoltre, alcuni consumatori potrebbero continuare a preferire i ristoranti che offrono un'esperienza culinaria più autentica e personalizzata, con chef in carne e ossa ai fornelli.
Se l'esperimento di Shanghai dovesse avere successo, il modello potrebbe essere esteso ad altre città cinesi. La trasformazione del mercato del lavoro è inesorabile, con la sostituzione di mansioni poco qualificate con figure professionali specializzate nella gestione delle nuove tecnologie. Resta da vedere se questa rivoluzione culinaria porterà a un miglioramento della qualità della vita e a una maggiore prosperità per tutti, o se creerà nuove disuguaglianze e una perdita di identità culturale. Il futuro della ristorazione, a Shanghai come altrove, è in bilico tra efficienza e autenticità.
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