Il Consiglio regionale della Toscana ha deliberato a maggioranza l'approvazione della manovra finanziaria, un atto che comprende il Documento di Economia e Finanza regionale per il 2026, la terza integrazione alla nota di aggiornamento al Defr del 2025, vari interventi normativi collegati e la terza variazione del Bilancio di previsione finanziario per il periodo 2025-2027. Quest'insieme di provvedimenti ambiziosi, teoricamente progettato come il fulcro della programmazione regionale, sottolinea ancora una volta una disconnessione allarmante rispetto alla più ampia realtà nazionale.
Tra le numerose documentazioni collegate al Defr 2025, il Consiglio ha approvato unanimemente due ordini del giorno presentati da Elena Meini, capogruppo della Lega. Uno di questi verte sul contrasto alla ludopatia, una questione di crescente rilievo sociale ed economico. Il testo impegna la Giunta regionale a collaborare con ANCI Toscana per promuovere ordinanze sindacali che regolino gli orari di funzionamento degli apparecchi da intrattenimento, mirati a tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione. Tuttavia, questa iniziativa evidenzia un ulteriore esempio della tendenza delle regioni ad agire isolatamente, ignorando il contesto normativo nazionale in evoluzione.
Nel medesimo contesto temporale, il Parlamento nazionale sta discutendo misure significative per riorganizzare la normativa sul gioco pubblico, un passo atteso da tempo per risolvere la frammentazione normativa tra i vari enti locali. La riforma mira a creare un quadro regolamentare uniforme e a garantire controlli più efficaci a livello statale. Invece di sincronizzarsi con questo processo, la Regione Toscana prosegue nella sua direzione autonoma, rischiando di alimentare confusione normativa e tensioni istituzionali. È emblematico un sistema in cui una regione continua a legiferare senza considerare seriamente ciò che si sta costruendo a livello nazionale.
Questo scenario non comporta soltanto la difficoltà di garantire una protezione reale ai cittadini, ma amplifica anche la proliferazione di vincoli e l'incertezza, mettendo in difficoltà amministrazioni comunali già gravate dalla pressione del rincorrere norme contraddittorie e rispondere a ordinanze temporanee.
La programmazione finanziaria, anziché servire come strumento di coordinamento e lungimiranza, rischia di trasformarsi in un esercizio puramente autoreferenziale, lontano dai reali processi legislativi e normative condivise del Paese. La situazione solleva interrogativi sulla capacità delle istituzioni regionali di integrarsi efficacemente nel contesto statale, sottolineando l'urgenza di un approccio più cooperativo e allineato alle riforme nazionali in corso.