Negli ultimi mesi, l'Europa ha avvertito una crescente necessità di sviluppare un'azione condivisa per regolamentare in modo più efficace il gioco d'azzardo. La spinta verso una normativa comune è principalmente guidata dall'urgenza di contrastare l'offerta illegale e di fornire una migliore protezione ai consumatori, con particolare attenzione ai più vulnerabili.
In questo contesto, si è tenuta la Player Protection Conference 2025 a L'Aia, un evento significativo in cui i regolatori di ben 16 Paesi europei si sono riuniti. Il focus dell'incontro era discutere e definire strategie comuni per affrontare le sfide del settore, che nonostante la sua importanza economica e sociale, continua a rimanere frammentato a livello normativo.
L'iniziativa è stata proposta dal regolatore olandese Kansspelautoriteit e rappresenta un passo determinante verso una maggiore cooperazione europea. La scelta di escludere i rappresentanti dell'industria dal dibattito è stata una mossa audace, dettata dalla volontà di mantenere il focus sull'obiettivo di proteggere i giocatori, anche se ciò potrebbe richiedere una revisione del modello di governance attuale.
Questa spinta per una regolamentazione unitaria non è del tutto nuova. Negli ultimi anni, il rafforzamento dei legami tra regolatori è diventato sempre più evidente. Il Gambling Regulators European Forum (GREF) è un esempio di come si sia sviluppata una rete di collaborazione. Anche l'Italia, dopo aver inizialmente esitato, ha aderito al GREF, segnando un cambio di rotta significativo.
Inoltre, numerosi memorandum bilaterali tra diverse autorità nazionali hanno dimostrato la volontà di coordinare gli sforzi oltre i confini giurisdizionali. Queste azioni concrete sono una risposta alle critiche mosse contro la decisione della Commissione europea di smantellare il gruppo di esperti sul gioco d'azzardo nel 2017. La Commissione aveva ritenuto che la regolamentazione fosse di esclusiva competenza nazionale, una scelta che con il senno di poi si è rivelata limitante, soprattutto con il crescere del mercato digitale e dell'offerta transnazionale.
Oggi, la realtà dei fatti impone una riflessione su quanto le istituzioni europee possano e debbano fare nel settore. Non è raro che la Corte di giustizia dell'Unione europea affronti questioni legate al gioco d'azzardo, sottolineando implicitamente la necessità di una visione comune, anche se normativamente la competenza resta ai singoli Stati. La conferenza di L'Aia si colloca in un momento di ridefinizione della governance europea, in cerca di un equilibrio tra autonomia nazionale e la necessità di un'armonizzazione.
Tuttavia, l'estromissione dall'industria solleva legittime domande. Mentre si comprende il desiderio di mantenere l'indipendenza delle discussioni, non si può ignorare il contributo sostanziale fornito da alcuni operatori in termini di autoregolamentazione e innovazione nei sistemi di protezione. In un contesto dove l'obiettivo è costruire soluzioni efficaci e condivise, la collaborazione tra tutti gli attori, compresi quelli commerciali, potrebbe risultare più utile di quanto appaia a prima vista.
In definitiva, la spinta verso una regolamentazione europea più coesa è una necessità più che una scelta politica. Il rischio è di costruire un sistema che escluda contributi importanti sotto la bandiera della protezione. Se la salvaguardia dei giocatori è davvero una priorità, diventa fondamentale dotarsi di strumenti comuni, regole condivise e un dialogo aperto tra istituzioni, esperti e operatori, andando oltre le appartenenze e gli interessi competitivi.