La Commissione Europea ha avviato un'indagine approfondita su Meta e TikTok, accusandole di non rispettare pienamente il Digital Services Act (DSA), la normativa europea concepita per regolamentare le grandi piattaforme online. Le accuse principali riguardano la difficoltà per gli utenti di segnalare contenuti illegali e la diffusione di pubblicità ingannevole, con particolare attenzione al settore del gaming e delle cosiddette loot box.
Secondo i risultati preliminari dell'indagine, Meta, la società madre di Facebook e Instagram, non fornirebbe strumenti sufficientemente chiari ed efficaci per consentire agli utenti di segnalare contenuti illegali. La Commissione ha rilevato che molti utenti, pur tentando di segnalare contenuti problematici, non ricevono risposte adeguate o non riescono a completare la procedura, ostacolando di fatto l'esercizio di un diritto fondamentale sancito dalla normativa europea. L'indagine su Meta è stata avviata nel 2024, a seguito di diverse segnalazioni presentate all'autorità irlandese, competente in quanto il quartier generale europeo del gruppo si trova in Irlanda.
Meta ha ora la possibilità di rispondere formalmente alle accuse. Successivamente, la Commissione deciderà se archiviare il caso o imporre sanzioni, che potrebbero raggiungere il 6% del fatturato annuo globale del gruppo. Parallelamente, sia Meta che TikTok sono accusate di non aver rispettato l'obbligo di garantire ai ricercatori l'accesso ai dati pubblici. Le piattaforme con oltre 45 milioni di utenti mensili nell'UE devono consentire agli studiosi accreditati di analizzare i contenuti, al fine di promuovere una migliore comprensione dei rischi sistemici e garantire il rispetto delle normative europee.
L'indagine su TikTok, avviata nel febbraio 2024, si concentra anche sulla trasparenza della pubblicità e sulla protezione dei minori. Nel caso di Meta, oltre alla gestione delle segnalazioni e all'accesso ai dati per la ricerca, la Commissione sta esaminando il rispetto delle norme sui contenuti politici e sulla pubblicità ingannevole. Queste indagini fanno parte di un più ampio sforzo da parte dell'Unione Europea per regolamentare le attività delle grandi piattaforme digitali e proteggere i diritti dei cittadini online. La Commissione Europea, guidata dalla presidente Ursula von der Leyen, ha fatto della regolamentazione del digitale una priorità, con l'obiettivo di creare un ambiente online più sicuro e trasparente per tutti gli utenti.
Un recente studio accademico condotto da Leon Y. Xiao, esperto in diritto del gioco online, ha rivelato che la maggior parte della pubblicità dei videogiochi con loot box sui social media viola le normative vigenti nel Regno Unito e, per estensione, nell'Unione Europea. La ricerca ha dimostrato che il 93% delle inserzioni esaminate non indica la presenza di loot box, nonostante l'obbligo legale di farlo. Le loot box, contenuti acquistabili nei videogiochi che offrono premi casuali, sono state a lungo oggetto di controversie per la loro somiglianza con le meccaniche del gioco d'azzardo. Le autorità britanniche e le norme europee richiedono che gli sviluppatori e gli inserzionisti informino chiaramente i consumatori della presenza di acquisti in-game e, in particolare, delle loot box. Tuttavia, lo studio ha evidenziato una non conformità generalizzata, configurando un problema di pubblicità ingannevole su vasta scala.
Solo il 7% degli annunci analizzati su piattaforme del gruppo Meta e su TikTok indicava correttamente la presenza di loot box, e in alcuni casi anche la presenza degli acquisti in-game veniva omessa. In particolare, su TikTok, i 93 annunci illegali più visualizzati hanno totalizzato oltre 292 milioni di visualizzazioni nel solo Regno Unito. Lo studio evidenzia come milioni di persone siano state ripetutamente esposte a pubblicità considerate illecite e socialmente irresponsabili, prive delle informazioni obbligatorie previste per la protezione del consumatore. La responsabilità, secondo lo studio, ricade non solo sulle software house, ma anche sulle piattaforme social, che continuano a trarre profitto da annunci pubblicitari non conformi. I repository pubblici di TikTok e Meta, creati per garantire trasparenza in base al Digital Services Act, risultano anch'essi carenti.
La ricerca sottolinea che la semplice esistenza di obblighi normativi non garantisce l'effettivo rispetto delle regole, e che il monitoraggio attivo e l'applicazione concreta delle sanzioni sono fondamentali per proteggere gli utenti. L'autore dello studio denuncia anche l'assenza di un'effettiva azione proattiva da parte dell'Advertising Standards Authority (ASA), l'ente britannico di autoregolamentazione pubblicitaria, che pur avendo pubblicato linee guida specifiche nel 2021, avrebbe finora agito solo in risposta a pressioni esterne. Lo studio non si limita alla denuncia, ma rappresenta anche un esempio concreto di come l'accesso ai dati previsto dalle normative europee possa essere utilizzato per condurre ricerche indipendenti a beneficio del pubblico. Tuttavia, perché ciò sia possibile in modo continuativo, è necessario che le istituzioni garantiscano il mantenimento e l'accessibilità di questi strumenti, assicurandosi che le piattaforme digitali rispettino pienamente gli obblighi di trasparenza.
La questione sollevata da questo studio va oltre i confini del Regno Unito. Con il moltiplicarsi delle inchieste su pubblicità ingannevoli, meccaniche di gioco discutibili e tutela dei minori nell'ambito digitale, emerge chiaramente l'urgenza di un intervento normativo più forte e di una vigilanza costante sulle piattaforme e sui produttori di contenuti interattivi. Senza un'applicazione rigorosa delle leggi esistenti, la regolamentazione rischia di rimanere solo sulla carta, mentre l'esposizione dei consumatori a pratiche scorrette continua a crescere.
Prima di procedere


