13630" data-type="post" data-id="313630" style="box-sizing: border-box; background-color: transparent; color: var(--news-hub-accent); text-decoration: none; pointer-events: auto;">nuove norme in materia di gioco d’azzardo approvate di recente in Romania.
E’ quanto denunciano gli operatori del settore a pochi giorni dalle modifiche di legge . Oltre alle sale scommesse la chiusura è scontata nche per le sale slot, o almeno quelle con al massimo 12 slot.
Oltre alle 35.000 macchine delle oltre 70.000 esistenti, secondo le prime stime, dovranno essere ritirate dal mercato.
Il che vuol dire la perdita di lavoro per almeno 25-30.000 dipendenti diretti o indiretti degli operatori di gioco, che dovranno cercare un nuovo lavoro. Saranno interessati dalle misure anche i proprietari dei bar/locali che hanno stipulato contratti di fornitura con gli operatori di gioco d’azzardo, proprietari che ricavavano buona parte dei loro profitti da queste attività.
Teoricamente le nuove norme che vietano l’installazione di slot nei piccoli centri non dovrebbero interessare le sale scommesse, ma la verità è che senza slot machine non hanno futuro.
Passando alle Videolotterie , anche queste dovranno essere dismesse, non avendo regime preferenziale, il che significa un duro colpo anche per la Lotteria Rumena.
Gli operator del settore lamentano il fatto che le nuove norme sono state introdotte senza dibattito, proposte ad una commissione parlamentare che non le ha nemmeno discusse, ma messe ai voti in plenaria lo stesso giorno.
“Con il messaggio ‘chiuderemo le sale da gioco’, chi ci governa riuscirà solo a favorire un mercato nero del gioco d’azzardo. Inoltre, un altro messaggio utilizzato dalla classe politica è quello della protezione contro la dipendenza, protezione che manderà i giocatori verso l’offerta online, che è presente ovunque e in qualsiasi momento, e al mercato nero che si sta formando. Un altro effetto sarà la migrazione degli operatori dalle località con meno di 15.000 abitanti verso le località che superano questa soglia, provocando così un’agglomerazione dalla quale nessuno ci guadagnerà”, commentano gli operatori di settore.