In una lunga e intima intervista rilasciata a GQ Polonia, Wojciech Szczesny, portiere della Juventus e della nazionale polacca, ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, svelando aneddoti inediti e retroscena significativi. Il racconto parte dagli inizi, quando il giovane Wojciech muoveva i primi passi nel mondo del calcio, fino ad arrivare ai successi e alle sfide affrontate con le maglie di club prestigiosi come l'Arsenal, la Roma, il Barcellona e, naturalmente, la Juventus.
"La Juventus mi ha costruito, mi ha insegnato la disciplina, perché è una squadra completamente diversa da quelle che conoscevo. L'Arsenal è un calcio bellissimo, ma senza la pressione di vincere il campionato", ha dichiarato Szczesny, sottolineando l'importanza dell'esperienza in bianconero nella sua crescita professionale e personale. "La Roma mi ha dato un assaggio del successo. Il Barcellona mi dà la pura gioia di essere un calciatore. La Juventus è una routine quotidiana sotto la massima pressione. Lì, vincere è l'unica cosa che conta. E ho potuto impararlo. Diventare una parte importante di un club del genere è incredibilmente edificante. Capisci? Avrei potuto sostituire Buffon! Non c'era sfida più grande nel mondo dei portieri. Pensavo di giocare due o tre anni e che avrebbero trovato qualcuno più giovane, ma alla fine ho continuato a prolungare i contratti fino a diventare il giocatore più anziano della Juventus, con più presenze, più esperienza e quello che ha iniziato a costruire la squadra".
Un altro aneddoto sorprendente riguarda il suo periodo al Barcellona: "Ho giocato la mia prima stagione al Barcellona gratis. Quello che ho ricevuto dal Barcellona è stato esattamente quello che ho dovuto restituire alla Juve per aver rescisso anticipatamente il mio contratto", ha rivelato Szczesny, evidenziando un gesto di riconoscenza nei confronti del club blaugrana.
Il portiere polacco ha poi ripercorso il grave infortunio subito nel 2008, quando si ruppe entrambi gli avambracci durante un allenamento con l'Arsenal, un incidente che lo ha segnato profondamente e che ancora oggi gli causa problemi: "Arriva un momento durante l'allenamento in cui perdo completamente la sensibilità alle mani e non riesco nemmeno a tenere una borraccia a causa del dolore. Poi, io e gli allenatori scherziamo dicendo che l'allenamento è finito perché sono di nuovo paralizzato, ma la verità è che sono stufo di questa sofferenza". Nonostante le difficoltà, Szczesny non si è mai arreso e ha continuato a lottare per raggiungere i suoi obiettivi.
Infine, Szczesny ha parlato del suo rapporto con il padre, Maciej Szczesny, anch'egli ex portiere: "Da bambino, avevo paura di mio padre (l'ex portiere Maciej Szczesny). Paura che mi mettesse deliberatamente in imbarazzo in pubblico davanti a degli sconosciuti. Mi umiliava. Mi faceva pensare: 'Papà, perché mi fai questo?'", ha raccontato Szczesny, svelando un lato inedito e vulnerabile del suo carattere. Tuttavia, ha negato che la sua carriera sia stata un modo per competere simbolicamente con il padre: "Non ho mai visto la mia carriera come un duello con lui - conclude il 35enne - Andavo agli allenamenti convinto che sarei stato un attaccante, non un portiere. Sono stati gli allenatori a decidere che avrei giocato in porta". Le sue parole rivelano un rapporto complesso e sfaccettato, segnato da momenti difficili ma anche da un profondo rispetto e ammirazione.
Prima di procedere


