Il glorioso stadio San Siro, noto ai più come la "Scala del calcio", vive un momento di inusuale tranquillità che lo avvicina più a un teatro che a un'arena calcistica. Com'era già accaduto nelle prime giornate casalinghe di Milan e Inter, anche dopo la pausa per le nazionali, gli spalti dello stadio milanese risuoneranno di un silenzio assordante, frutto delle rigide restrizioni imposte agli ultrà.
La storica Curva Sud, cuore pulsante del tifo rossonero, ha espresso il proprio dissenso attraverso i social, lamentando l'imposizione di quello che definiscono un "regime autoritario". "Buon teatro a tutti", concludeva ironicamente un loro recente comunicato. Nonostante le proteste, la situazione non sembra destinata a migliorare e, come confermato dagli ultrà stessi, potrebbe addirittura essersi peggiorata rispetto alle partite contro Bari e Cremonese.
Il comunicato della Curva Sud, diffuso con amarezza e dispiacere, sottolinea che "purtroppo la situazione rimane la stessa delle prime due partite a San Siro, anzi forse è addirittura peggiorata". L'annuncio prosegue con la promessa di divulgare maggiori dettagli attraverso una fanzine domenica, fuori dallo stadio, che farà luce su questi peggioramenti delle condizioni per tifare. L’assenza del gruppo trainante si riflette negativamente sull’atmosfera delle partite, riducendo lo stadio a una versione depotenziata di se stesso.
Non solo le gare interne del campionato di Serie A, ma anche le partite in trasferta risentono di questa tensione tra tifosi e istituzioni. Se a Lecce gli ultrà erano riusciti a sostenere la squadra, grazie a condizioni più favorevoli, la stessa passione non accompagnerà il Milan nella prossima sfida lontano da casa contro la Juventus a Torino. Gli ultrà rossoneri protestano contro la politica di vendita dei biglietti imposta dalla Juventus, che richiede l'iscrizione obbligatoria al sito del club bianconero, una modalità giudicata "vergognosa" e che, per il quinto anno consecutivo, porta al boicottaggio della trasferta.
La situazione a San Siro rappresenta un punto critico nel rapporto tra tifoseria organizzata e società, un braccio di ferro che non sembra vedere un facile epilogo. Nel frattempo, l’eco del passato glorioso dello stadio si smorza in un presente che tende più alla dissonanza che all’armonia calcistica.