Da oltre cinque anni, Huawei Technologies si trova ad affrontare una serie di sanzioni occidentali che hanno cercato di indebolire la sua posizione nel mercato degli smartphone e di escludere la sua strumentazione dalle reti di telecomunicazione occidentali. Questa strategia si è inserita in un più ampio contesto di tensioni geopolitiche e tecnologiche tra la Cina e l'Occidente. Tuttavia, un nuovo capitolo di questa complessa vicenda si è aperto di recente, con le autorità cinesi che hanno deciso di adottare misure simili verso l'Occidente, imponendo restrizioni sull'acquisto di apparecchiature firmate Nokia ed Ericsson da parte degli operatori cinesi di telecomunicazioni.
Come riportato dal Financial Times, la logica alla base delle misure prese dal Pechino è chiara: le infrastrutture critiche, comprese le reti di comunicazione, non dovrebbero dipendere da tecnologie importate, soprattutto se provenienti da paesi potenzialmente ostili. Ora, aziende e operatori che intendono acquisire apparati Nokia ed Ericsson devono attendere il via libera dalla State Internet Information Office (CAC) cinese. Questo processo di verifica, che può protrarsi per tre mesi o più, rende l'acquisto di tecnologia europea un'impresa incerta e scoraggiante.
Fuori dai confini cinesi, l'Occidente ha cercato di contenere l'ascesa tecnologica cinese. Le autorità europee, in particolare, hanno cooperato con gli Stati Uniti per limitare l'uso di attrezzature prodotte da società come ZTE e Huawei all'interno delle proprie reti. Tuttavia, queste restrizioni hanno avuto un prezzo elevato per gli operatori europei, molti dei quali non hanno voluto interrompere completamente i rapporti con fornitori cinesi. A parte le barriere regolatorie, esistono anche motivazioni politiche: molte nazioni europee sono riluttanti a deteriorare le relazioni con la Cina, una potenza economica sempre più influente. Infatti, solo 10 dei 27 Stati membri dell'Unione Europea hanno adottato limitazioni all'importazione di apparecchiature Huawei e ZTE.
Nonostante queste sfide, Huawei e ZTE hanno mantenuto una presenza significativa nel mercato europeo, detenendo fino al 35% del mercato, riducendo però la loro quota di circa 5-10 punti percentuali dal 2020. Un caso emblematico è la Germania, dove circa il 59% delle infrastrutture per reti 5G si basa su tecnologie cinesi, un dato destinato a cambiare a causa delle proposte legislative che mirano a vietare il loro uso entro il 2029. Anche a Berlino, la maggior parte dell'infrastruttura di telecomunicazione mobile dipende da apparecchiature cinesi.
Dal 2022, il rafforzamento del controllo sui fornitori stranieri in Cina ha preso piede, costringendo le aziende internazionali come Nokia ed Ericsson a fornire dettagli precisi riguardo ai componenti cinesi usati nei loro prodotti destinati al mercato cinese. Alcune imprese cercano di conquistare la benevolenza delle autorità locali sottolineando il loro impegno in attività di ricerca e sviluppo sul suolo cinese. Secondo stime di Dell'Oro Group, il nuovo meccanismo di approvazione degli acquisti ha drasticamente ridotto la quota di mercato di Nokia ed Ericsson in Cina dal 12% nel 2020 al 4%. Nel caso di Nokia, il fatturato in Cina per il 2024 era previsto in calo di oltre il 10%.
Queste dinamiche testimoniano come la geopolitica influenzi profondamente le decisioni economiche e tecnologiche. L'equilibrio tra l'esigenza di sicurezza nazionale e la cooperazione economica globale rimane precario. Con le tensioni tra Cina e Occidente sempre più al centro dell'attenzione mondiale, appare chiaro che le decisioni prese da entrambi i lati avranno implicazioni significative a livello internazionale, toccando settori cruciali come la tecnologia delle comunicazioni, la sicurezza e l'economia.