Questa settimana si sono svolti incontri cruciali tra Taiwan e Stati Uniti riguardanti la cooperazione nel settore del commercio estero. Le discussioni tra le due nazioni hanno messo in luce questioni delicate relative al trasferimento della produzione di chip, un argomento che ha suscitato grande attenzione da parte delle autorità di entrambi i paesi.
In base alle informazioni raccolte, Taiwan ha chiarito la sua posizione, rifiutando di sostenere l'iniziativa americana che prevede di trasferire fino a metà della produzione di chip all'interno del territorio statunitense. Tuttavia, Taipei ha espresso la sua disponibilità a supportare le società taiwanesi nel caso decidano di investire nell'economia degli Stati Uniti.
Secondo un articolo pubblicato da Bloomberg, le autorità taiwanesi sono pronte ad ampliare le garanzie sui crediti per le aziende che si impegnano a espandere la produzione negli USA. In cambio, Taiwan si aspetta gesti concreti dagli Stati Uniti, tra cui la concessione di terreni alle aziende taiwanesi, la facilitazione nell'ottenimento dei visti per i lavoratori e il miglioramento delle condizioni regolamentari complessive.
Dal punto di vista di Taiwan, l'accordo commerciale con gli Stati Uniti dovrebbe avere una configurazione diversa rispetto a quelli già stipulati con altre nazioni come Corea del Sud, Unione Europea e Giappone. Sorprendentemente, l'importante azienda taiwanese TSMC non è stata coinvolta direttamente nei colloqui con le autorità statunitensi. Taiwan ha precisato che non ci sarà alcuna pressione sulle società locali per incrementare gli investimenti negli USA, lasciando tali decisioni alla discrezionalità delle singole aziende.
Nel luglio scorso, il presidente statunitense dell'epoca Donald Trump aveva imposto dei dazi del 20% sui beni importati da Taiwan, un'imposta superiore a quella applicata nei confronti del Giappone o della Corea del Sud. Tuttavia, i prodotti del settore dei semiconduttori, che costituiscono fino al 70% delle importazioni americane da Taiwan, erano stati inizialmente esonerati da tali dazi aggiuntivi.
Il ministro del Commercio USA, Howard Lutnick, ha recentemente affermato che gli Stati Uniti desiderano spostare verso il proprio territorio una parte significativa della produzione taiwanese di chip. In risposta, le autorità taiwanesi hanno subito puntualizzato che tale idea non ha mai trovato consenso durante i colloqui commerciali iniziati alla fine della scorsa settimana.
La questione della produzione di chip rappresenta un tema di rilevanza strategica per entrambe le nazioni, considerando l'importanza crescente dei semiconduttori nell'economia globale e la competizione tecnologica tra Stati Uniti e altre potenze mondiali. Le divergenze di opinione tra Taiwan e USA sulla linea da seguire potrebbero avere implicazioni significative non solo per le relazioni bilaterali, ma anche per l'economia globale.