L'Unione Europea ha raggiunto un accordo sulla sua posizione riguardo al progetto di legge denominato 'Child Abuse Regulation', una normativa volta a proteggere i minori dai pericoli online. Tuttavia, la decisione presa ha suscitato un acceso dibattito: l'UE ha infatti rinunciato all'obbligo, precedentemente previsto, per le grandi aziende tecnologiche di identificare e rimuovere automaticamente i materiali pedopornografici. Questa scelta è stata interpretata da molti come una vittoria per le aziende americane, tra cui Google e Meta, che si erano opposte a una regolamentazione troppo stringente, e per gli attivisti che vedono in queste misure una minaccia alla privacy degli utenti.
Il 'Child Abuse Regulation', ideato nel 2022, mirava a rafforzare il coordinamento tra i 27 paesi membri dell'UE nella lotta contro gli abusi online sui minori. Ora, i paesi dell'UE dovranno negoziare i dettagli finali con i legislatori europei prima che la legge possa entrare in vigore. La posizione assunta dall'UE si discosta notevolmente da quella espressa dal Parlamento Europeo nel 2023, che aveva richiesto ai fornitori di servizi di messaggistica, agli app store e ai provider di internet di segnalare e rimuovere tutte le immagini e i video noti, o di nuova diffusione, contenenti materiale pedopornografico. Di fatto, la proposta del Parlamento avrebbe implicato una sorveglianza costante delle comunicazioni degli utenti alla ricerca di contenuti illeciti.
Nella dichiarazione congiunta pubblicata dai paesi membri dell'UE, si richiede ora ai fornitori di servizi online di valutare il rischio che le loro piattaforme vengano utilizzate per la diffusione di materiale pedopornografico e di adottare misure preventive. Tuttavia, l'applicazione di queste misure è lasciata alla discrezione dei singoli governi nazionali. "Gli Stati membri designeranno autorità nazionali... responsabili della valutazione di questi rischi e delle misure di mitigazione, con la possibilità di obbligare i fornitori ad adottare misure di mitigazione. In caso di mancato rispetto, i fornitori potranno essere soggetti a sanzioni", si legge nella dichiarazione.
La legge prevede anche che, a partire da aprile del prossimo anno, le aziende possano volontariamente monitorare i contenuti pubblicati sulle loro piattaforme alla ricerca di materiale pedopornografico, quando scadrà l'attuale deroga alle norme sulla privacy online. È prevista, inoltre, la creazione di un Centro UE per la lotta contro la pedofilia, che avrà il compito di assistere i paesi membri nell'attuazione delle nuove norme e di fornire supporto alle vittime.
"Ogni anno vengono diffusi milioni di file che mostrano abusi sessuali su minori. E dietro ogni immagine e video c'è un bambino che ha subito le forme di violenza più terribili e mostruose. Questo è assolutamente inaccettabile", ha dichiarato il ministro della Giustizia danese, Peter Hummelgaard, accogliendo con favore l'accordo raggiunto da tutti i membri dell'UE.
Parallelamente, il Parlamento Europeo ha esortato l'Unione Europea a stabilire un'età minima per l'accesso dei bambini ai social media, al fine di contrastare il crescente problema dei disturbi mentali negli adolescenti, causati da un'eccessiva esposizione alle piattaforme online. L'Australia si prepara a introdurre il primo divieto al mondo sull'uso dei social media per i minori di 16 anni. Divieti simili sono in programma anche in Danimarca e Malesia.
La decisione dell'UE solleva interrogativi cruciali sull'equilibrio tra la tutela della privacy individuale e la necessità di proteggere i minori dai pericoli del web. Mentre alcuni sostengono che la scansione generalizzata delle comunicazioni rappresenterebbe una violazione inaccettabile dei diritti fondamentali, altri temono che un approccio meno restrittivo possa mettere a rischio i bambini, rendendo più difficile l'individuazione e la rimozione di materiale pedopornografico. Il dibattito è destinato a infiammarsi nei prossimi mesi, mentre l'UE si appresta a definire i dettagli finali del 'Child Abuse Regulation'.
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