L'interazione tra esseri umani e modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) può apparire armoniosa e naturale, almeno fino a quando l'intelligenza artificiale (IA) non si imbatte nella sottile arte dell'umorismo e nei doppi sensi insiti nei calembour. Questa è la conclusione di una ricerca condotta da studiosi britannici e italiani, i cui risultati sono stati ripresi dal The Guardian.
Gli autori dello studio hanno evidenziato come i LLM siano in grado di identificare la struttura di un calembour, ma manifestino difficoltà nella comprensione del suo significato intrinseco. Ad esempio, sostituendo una parola chiave all'interno di un gioco di parole – una modifica che, per un essere umano, ne annullerebbe l'effetto comico – i modelli linguistici continuano a considerare la frase come una battuta.
Un esempio citato è la frase: "Le favole lunghe hanno la tendenza al dragone" (Long fairy tales have a tendency to dragon). In questo caso, l'ultima parola richiama foneticamente il verbo "drag on" – trascinarsi, protrarsi – ed è proprio questa ambivalenza semantica a costituire il nucleo del calembour. Tuttavia, quando i ricercatori hanno sostituito "dragon" con un sinonimo come "prolong" o con un termine del tutto arbitrario, l'IA ha continuato a classificare la frase come una barzelletta.
Uno degli autori dello studio ha spiegato che i LLM memorizzano le informazioni acquisite durante il processo di apprendimento. Nel caso dell'umorismo, essi immagazzinano i calembour che conoscono, ma ciò non implica una piena comprensione della loro essenza. La sostituzione di parole chiave in una battuta, che ne vanifica completamente la comicità, non viene percepita dall'IA come una trasformazione radicale, e il modello continua a considerarla un gioco di parole. In sintesi, i LLM non sono ancora in grado di cogliere appieno l'umorismo.
Infatti, quando un'IA si trova di fronte a un gioco di parole sconosciuto, riesce a identificarlo solo nel 20% dei casi. Gli autori del rapporto raccomandano di utilizzare con cautela i LLM in contesti che richiedono una reale comprensione dell'umorismo, dell'empatia e delle sfumature culturali. La convinzione che l'IA possa comprendere l'umorismo rimane, per ora, un'illusione. Le implicazioni di questa scoperta sono significative, soprattutto in un'epoca in cui l'IA viene sempre più utilizzata in settori come la comunicazione, il marketing e persino la terapia. Affidare compiti che richiedono sensibilità e intelligenza emotiva a sistemi che non sono in grado di comprendere appieno l'umorismo potrebbe portare a risultati inefficaci o addirittura controproducenti.
La ricerca evidenzia la necessità di un approccio cauto e consapevole nell'integrazione dell'IA in contesti che richiedono una profonda comprensione delle dinamiche umane. Mentre i progressi nel campo dell'IA sono indubbi, è fondamentale riconoscere i suoi limiti e concentrarsi sullo sviluppo di sistemi in grado di apprendere e comprendere le sfumature del linguaggio e della cultura umana. Solo così potremo sfruttare appieno il potenziale dell'IA senza rischiare di compromettere la qualità e l'efficacia delle interazioni umane.
Ulteriori ricerche sono necessarie per esplorare le ragioni alla base delle difficoltà dell'IA nel comprendere l'umorismo e per sviluppare modelli in grado di superare questi limiti. Un approccio promettente potrebbe consistere nell'integrare nei LLM una maggiore conoscenza del contesto culturale e sociale, nonché meccanismi di ragionamento più sofisticati in grado di cogliere le ambiguità e le sottigliezze del linguaggio umano. In futuro, potremmo assistere allo sviluppo di IA capaci di comprendere e apprezzare l'umorismo, ma per ora è importante rimanere consapevoli dei loro limiti e utilizzare queste tecnologie con discernimento.
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