Wayne Rooney, celebre icona del calcio inglese e massimo marcatore nella storia del Manchester United, ha recentemente aperto il suo cuore in un podcast con l'ex compagno di squadra Rio Ferdinand. Il campione, che oggi ha 39 anni, ha condiviso senza mezzi termini le sue esperienze tumultuose con l'alcol, un periodo complesso che rischiava di travolgere non solo la sua carriera, ma anche la sua vita personale.
"Certo che ho esagerato, sono arrivato a un punto di non ritorno", ha ammesso Rooney, riflettendo su un'epoca che avrebbe potuto facilmente prendere una direzione devastante. Il suo racconto è quello di un uomo che si trovava intrappolato in una spirale autodistruttiva, sentendosi incapace di chiedere aiuto: "Pensavo di non poter chiedere aiuto a nessuno, e in realtà non volevo farlo, perché non volevo caricare gli altri di quel peso". Queste parole rivelano la lotta interna che Rooney affrontava, nascosta dietro la facciata di un atleta di successo.
Durante questo periodo oscuro, il calciatore provava disperatamente a mimetizzare i suoi problemi agli occhi dei suoi allenatori e compagni di squadra. Era frequente per lui presentarsi agli allenamenti cercando di mascherare i segni di un consumo eccessivo di alcol: "Mi ricordo di andare agli allenamenti mettendo gocce negli occhi e masticando chewing gum. A volte bevevo per due giorni consecutivi". Nonostante queste difficoltà extralavorative, Rooney riusciva ancora a brillare sul campo, concatenando una serie di prestazioni memorabili che contribuirono a consolidare la sua leggendaria reputazione.
Ironia della sorte, proprio nel periodo in cui lottava di più dietro le quinte, Rooney regalava ai tifosi del Manchester United e all'Inghilterra momenti indimenticabili con i suoi gol e la sua leadership. La dicotomia tra la tormentata vita privata e il successo calcistico evidenzia quanto spesso il pubblico non sia a conoscenza delle battaglie private dei suoi idoli sportivi.
In questo viaggio travagliato, un ruolo chiave è stato svolto dalla moglie Coleen. La sua presenza costante e il suo supporto furono essenziali per Rooney, che ha riconosciuto apertamente l'importanza della sua relazione con lei nel superare quei momenti: "Onestamente credo che se lei non fosse stata al mio fianco, oggi sarei morto". La straziante sincerità delle sue parole dipinge il quadro di una battaglia personale vinta anche grazie alla forza dell'amore e dell'empatia di una persona cara.
Questa rivelazione non è solo un testamento della resilienza di Rooney, ma solleva anche questioni importanti riguardanti la pressione psicologica e le aspettative soffocanti che spesso accompagnano la carriera di atleti di fama mondiale. Il suo coraggio nel condividere una pagina così intima del suo passato potrebbe ispirare altri nella stessa situazione a cercare l'aiuto di cui necessitano.
Oggi, Wayne Rooney continua a lasciare il suo segno nel mondo del calcio, non più come giocatore ma con spirito rinnovato e una comprensione più profonda delle complesse interazioni tra successo, vulnerabilità e sostegno emotivo.