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Gianluigi Buffon, figura storica del calcio italiano e attuale capodelegazione e direttore sportivo azzurro, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport in cui analizza il momento delicato della Nazionale italiana dopo la mancata qualificazione diretta ai Mondiali del 2026. L'ex portiere, forte delle sue 176 presenze in maglia azzurra, non ha usato mezzi termini per descrivere le difficoltà attuali e ha espresso il suo sostegno al CT Gennaro Gattuso in vista dei cruciali playoff di marzo contro l'Irlanda del Nord.
Buffon ha individuato una delle cause principali della crisi del calcio italiano nella presunzione derivante dai successi del passato, in particolare dalla vittoria del Mondiale del 2006. "Paghiamo la presunzione figlia del 2006. Ci siamo adagiati sulla nostra forza pensando che sarebbe stato eterno per grazia ricevuta. Già allora dovevamo ripensare a modelli tecnici e tattici, ma siamo stati cicale", ha dichiarato l'ex numero uno della Juventus. Secondo Buffon, è necessario un cambio di mentalità e un rinnovamento a partire dalle fondamenta, investendo sui giovani e lavorando sulle loro abilità individuali piuttosto che sulla tattica. Un progetto, quest'ultimo, che sta studiando insieme a Cesare Prandelli, ex CT della Nazionale, ma che richiede tempo e stabilità per dare i suoi frutti.
Di fronte alle critiche rivolte a Gattuso, Buffon ha preso le difese del CT, definendolo "la figura migliore che si potesse scegliere". "Non mi piace e non capisco questa prevenzione nei suoi confronti. Decide tutto lui, tipo il doppio 9 che è un’intuizione geniale... L'Italia vince soltanto se si fa gruppo. Proprio quello che Rino sta creando". L'ex portiere ha sottolineato l'importanza di fare gruppo e di remare tutti nella stessa direzione per superare le difficoltà e raggiungere l'obiettivo della qualificazione ai Mondiali.
Analizzando la sconfitta contro la Norvegia, costata la qualificazione diretta, Buffon ha riconosciuto il valore degli avversari, definendoli "una top europea", ma ha puntato il dito contro il crollo mentale degli Azzurri. "Un crollo mentale, più che fisico, inaccettabile. Non possiamo subire più questi crolli emotivi, si stanno ripetendo. Impossibile essere in partita novanta minuti: a volte devi gestire e non far succedere disastri. Non puoi prendere tre gol in dieci minuti. Lavoreremo su questo". Buffon ha promesso che lo staff tecnico lavorerà per rafforzare la tenuta psicologica della squadra e per evitare che si ripetano blackout come quello di San Siro.
In vista dei playoff, che vedranno l'Italia affrontare l'Irlanda del Nord in semifinale e, in caso di vittoria, la vincente tra Galles e Bosnia in finale, Buffon ha respinto l'idea di una "paura" che possa attanagliare la squadra. "La paura attanaglia, non ti fa giocare: ci vuole invece il giusto rispetto... Il Mondiale è una magia da far vivere al Paese, non possiamo non andare". L'ex portiere ha concluso il suo intervento con un appello all'orgoglio nazionale e alla responsabilità di rappresentare un Paese intero, esortando i giocatori a dare il massimo per conquistare la qualificazione ai Mondiali del 2026 e regalare una gioia ai tifosi italiani.
Le parole di Buffon suonano come una carica per l'ambiente azzurro, un invito a superare le difficoltà e a ritrovare l'orgoglio e la determinazione che hanno sempre contraddistinto la Nazionale italiana. I playoff di marzo rappresentano un'occasione cruciale per il futuro del calcio italiano, e Buffon è pronto a fare la sua parte per aiutare la squadra a raggiungere l'obiettivo.
