San Jose, California - In un'importante svolta giuridica, Edward Davila, giudice del tribunale distrettuale federale, ha stabilito che le cause legali contro i giganti della tecnologia Apple, Google e Meta Platforms possono proseguire, respingendo le loro mozioni per archiviare le accuse secondo cui avrebbero promosso giochi d'azzardo illegali beneficiando finanziariamente attraverso le loro piattaforme.
Le aziende sono state denunciati con l'accusa di aver facilitato il rimborso di massicce commissioni su transazioni effettuate attraverso app di stile casinò, le quali sono accusate di creare dipendenza fra gli utenti. I querelanti affermano che tali attività sulle piattaforme App Store, Google Play Store e Facebook hanno replicato l'autentica atmosfera dei casinò di Las Vegas, diventando delle fonti mascherate di significativi pericoli sociali ed emotivi.
In particolare, i querelanti sostengono che queste esperienze di gioco possono innescare depressione, pensieri suicidi e altri effetti devastanti, ponendo perciò un’enorme responsabilità morale e legale sulle imprese chiamate in causa. Cumulativamente, essi sostengono che le società coinvolte abbiano beneficiato di oltre due miliardi di dollari in commissioni dal 30% su tutte le transazioni legate a tali app
Nel suo dettagliato documento di 37 pagine, il giudice Davila ha ribadito che le società tecnologiche non possono invocare l'immunità attraverso la legislazione che solitamente le protegge rispetto ai contenuti pubblicati da terzi. Questa legislazione, generalmente conosciuta e riferita come Sezione 230 del Communications Decency Act, non tutela le società quando queste operano come facilitatrici dirette di pagamenti associabili a contenuti controversi.
Nonostante la parziale vittoria, alcune delle richieste legali basate sulla violazione di leggi specifiche statali sono state respinte. Tuttavia, il giudice ha chiarito la sua posizione gradualmente complessa nei confronti delle società, rifiutando di chiudere completamente le azioni legali basate sulla protezione dei consumatori.
Il documento stilato da Davila sottolinea inoltre che queste società non agivano meramente come 'editori' digitali nel loro ruolo di facilitatori di pagamenti, minando quindi la loro difesa. Egli respinge categoricamente il concetto che l'assenza di un’accusa diretta di essere 'buchi risky' possa esentare le aziende dalla responsabilità.
Di fronte a queste decisioni, le aziende tecnologiche hanno l'opportunità di presentare un appello contro la risoluzione del tribunale, sebbene questo si preannuncia come un processo destinato a prolungarsi e a generare ulteriori controversie legali nel già complesso mondo dei regolamenti tecnologici.