Durante l'evento promosso da I-Com e IGT sul riordino del gioco pubblico, il deputato della Lega Andrea De Bertoldi, noto membro della Commissione Finanze della Camera, ha lanciato un feroce attacco contro le politiche degli ultimi vent'anni in ambito di gioco pubblico in Italia. Con un intervento energico e appassionato, De Bertoldi ha denunciato quella che ha definito una "continuità demagogica" che ha caratterizzato i governi succedutisi negli anni, accusandoli di aver danneggiato le imprese legali, favorendo nel contempo la crescita del gioco illegale e della ludopatia.
Riflettendo sul suo passato da senatore, De Bertoldi ha espresso il suo totale accordo con un intervento precedente, affermando di condividere ogni parola che descriveva una realtà da lui stessa esaminata nel corso degli anni. Egli ha sottolineato che negli ultimi vent'anni la politica ha scelto una strada di populismo e moralismo a basso costo. Secondo De Bertoldi, questo approccio ha arrecato danni ingenti alle concessionarie autorizzate dallo Stato, mentre l'illegalità ha prosperato incontrastata.
Particolarmente critico sull'aspetto fiscale e sul divieto di pubblicità, De Bertoldi ha evidenziato come il PREU (Prelievo Erariale Unico) sia raddoppiato dal 2004 al 2024, passando dal 13,5% al 24,8%. Contestualmente, il payout, ovvero la percentuale di vincita per i giocatori, è scesa dal 75% al 65%. Questo, secondo il deputato, non rende solo il gioco legale meno competitivo, ma espone i giocatori problematici a un maggiore rischio di sviluppare una patologia.
De Bertoldi ha tracciato un parallelo tra proibizionismo e retorica anti-gioco, che hanno causato un doppio danno: da una parte, hanno reso il gioco legale un'attività più marginalizzata e stigmatizzata; dall'altra, hanno lasciato campo libero al gioco illegale e incontrollato, in particolare online. Ha illustrato come sia semplice "volare fuori dai confini territoriali" sfruttando l'assenza di regolamentazioni e tassazione adeguate.
Il deputato ha liquidato come "ridicolo" l'idea che strumenti come i distanziometri o il divieto di pubblicità possano realmente offrire protezione ai soggetti vulnerabili: "Un ludopatico non smette di giocare per il semplice fatto che lo spingi a farlo in periferia. Al contrario, preferisce nascondersi lontano dagli occhi del mondo". Questa mentalità ha alimentato un distanziamento dello Stato a vantaggio delle ombre dell'illegalità.
De Bertoldi ha anche attaccato alcune istituzioni bancarie che si rifiutano di collaborare con gli operatori del gioco, impedendo l'apertura di conti a tali concessionarie. Ha dichiarato: "Si tratta di soggetti legali e controllati tra i più trasparenti, ma alcune banche, sostenendo una falsa etica, li considerano inadatti. È una manifestazione di pregiudizio ideologico che va smantellato."
Le proposte di De Bertoldi per un cambiamento strutturale sono chiare e mirano a nuove soluzioni: abbassare il PREU per rendere più competitivo il gioco legale, redistribuire parte delle entrate agli enti locali per coinvolgerli più attivamente nella gestione, semplificare il complessivo quadro normativo eliminando leggi regionali e comunali e ridefinire i distanziometri in modo ragionato e non punitivo.
Egli nota che il gioco "deve rimanere un piacere, uno sfizio. Come tutti i piaceri, può degenerare, ma per questo non va criminalizzato". Secondo De Bertoldi, lo Stato ha sbagliato nel trattare il gioco come un vizio da reprimere piuttosto che come un'attività da regolamentare in modo intelligente e strategico.
In chiusura del suo intervento, De Bertoldi ha espresso fiducia nell'attuale governo, auspicando un cambiamento di rotta rispetto al passato: "Dobbiamo tornare a un approccio pratico, concreto e liberale. È necessario sostenere le imprese legali, contrastare efficacemente la ludopatia e restituire il giusto ruolo al gioco legale come strumento di equilibrio, controllo e responsabilità."
Fonte e Foto: Jamma.it