Durante la sessione dedicata al gioco responsabile agli Stati Generali dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la ricercatrice e docente Sonia Biondi, nota per il suo ruolo nella BVA Doxa, ha offerto una riflessione approfondita sul ruolo delle scienze comportamentali nel contesto del gioco d’azzardo. Il suo intervento si è aperto con un chiarimento sull’importanza di queste discipline, spesso poco comprese dai più: “Le scienze comportamentali si fondano sull’osservazione antropologica: studiamo i giocatori nel loro ambiente naturale, ascoltando le loro esperienze e osservando i loro comportamenti.”
Uno dei temi principali di Biondi riguarda il rifiuto dello stigma legato al gioco d’azzardo. “Ogni volta che intervistiamo i giocatori, ci chiedono di fermare lo stigma. Non vogliono essere visti come esclusi o colpevoli. Il gioco, per molti, è una forma di svago, socializzazione e sfida positiva. Etichettare i giocatori rischia di creare una profezia che si autoavvera, isolandoli e spingendoli verso comportamenti patologici.”
Per questo, Biondi sottolinea l’importanza delle scienze comportamentali nel prevenire il gioco patologico proprio nei momenti critici. “In quei frangenti, possiamo intervenire con nudge, o come mi piace chiamarle, spinte gentili. Questi sono accorgimenti visivi, notifiche o messaggi che possono far riflettere il giocatore, portandolo a fermarsi e valutare la situazione. Le interviste etnografiche ci mostrano quanto queste tecniche possano essere efficaci.”
Una prova tangibile di ciò emerge dai focus group, dove i partecipanti hanno richiesto strumenti di autoregolazione. App che mostrano con chiarezza quanto è stato speso, vinto o perso, forniscono informazioni visuali e accessibili che aiutano a mantenere il controllo senza colpevolizzazione. Questo tipo di approccio consente ai giocatori di prendere decisioni informate, promuovendo un comportamento di gioco responsabile.
Biondi ha poi discusso come la proibizione eccessiva possa essere controproducente, spesso spingendo i giocatori verso alternative illegali o comunque non monitorate. “Le politiche di divieto rigido non funzionano. Le persone cercano nuove strade. È essenziale invece sviluppare una cultura del gioco sano, basata sulla fiducia reciproca, l’accompagnamento e l’uso di strumenti efficaci.”
Nell’intervento, è stato inoltre esplorato il motivo per cui molti sono attratti dal gioco: “Giocano per cercare un futuro diverso, per sperimentare la fortuna, o semplicemente per il piacere stesso del gioco. Il gioco non è solo una questione di dipendenza, ma anche di competenza, socialità e adrenalina positiva. Comprendere diversi tipi di giocatori ci permette di costruire strumenti di prevenzione efficaci e rispettosi delle esigenze individuali.”
Per concludere, Biondi ha affermato che le scienze comportamentali non hanno la funzione di giudicare, ma di aiutare a colmare il divario tra il desiderio di un gioco sano e il rischio di esagerazione. “È in questo spazio che possiamo davvero fare la differenza, sostenendo il benessere dei giocatori e promuovendo un approccio più consapevole e responsabile al gioco.”
Foto e Fonte: Jamma.it