Questa settimana si è verificata una svolta significativa nel panorama dei media digitali, con Penske Media che ha deciso di avviare un'azione legale contro il colosso tecnologico Google. L'accusa centrale mossa dalla società, proprietaria di popolari riviste come Rolling Stone, Billboard e Variety, riguarda l'uso non autorizzato di materiali giornalistici per creare riassunti da parte dell'intelligenza artificiale, presentati nella parte superiore dei risultati di ricerca di Google. Questa pratica avrebbe, secondo Penske, un impatto negativo sul traffico verso i siti web della compagnia.
L'azione legale, depositata presso la corte federale di Washington, Distretto di Columbia, è la prima del suo genere da parte di un grande editore statunitense nei confronti di Google riguardo alla funzione di risposte AI nel motore di ricerca. Altri esponenti dei media, tuttavia, da tempo sostengono che queste funzioni sottraggano traffico ai loro siti, riducendo così i ricavi derivanti da pubblicità e abbonamenti.
Penske Media sostiene che Google mostrerebbe i contenuti degli editori nei risultati di ricerca solamente se questi contenuti possono essere utilizzati per generare riassunti AI. La denuncia sottolinea che, senza questo potere di negoziazione su editori e creatori di contenuti, Google dovrebbe pagare per ripubblicare materiali o usarli per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Secondo gli autori della causa legale, Google è riuscita ad imporre tali condizioni grazie alla sua posizione dominante nel settore della ricerca su Internet.
Nel documento legale, Penske indica che circa il 20% delle ricerche che avrebbero dovuto reindirizzare gli utenti ai suoi siti web ora appaiono invece sotto forma di riassunti generati dall'IA. Questi riassunti spesso rispondono in modo esaustivo alle domande degli utenti, eliminando la necessità di visitare il sito originale, e si prevede che questa tendenza porti a una diminuzione continua dei ricavi. Secondo Penske, i suoi guadagni da programmi di affiliazione sono già calati di oltre un terzo rispetto al picco raggiunto alla fine dell'anno precedente, principalmente a causa della caduta del traffico provocata dai nuovi riassunti AI.
In risposta alle accuse, Google ha dichiarato che l'obiettivo delle recensioni AI è fornire agli utenti un'esperienza migliorata e reindirizzare il traffico a una gamma più ampia di siti. Un portavoce di Google ha affermato: “Le funzionalità di riassunto AI rendono la ricerca più utile e accattivante per i nostri utenti e ampliano le opportunità di scoprire nuovi contenuti. Contesteremo vigorosamente queste affermazioni infondate.”
Questo caso mette in luce la crescente tensione tra i giganti della tecnologia e gli editori di contenuti, che lottano per adattarsi a un panorama digitale in continua evoluzione, dove l'automazione e l'intelligenza artificiale giocano un ruolo crescente. La disputa potrebbe avere ampie implicazioni per il futuro del giornalismo e del modello di business degli editori, che devono affrontare la sfida di monetizzare i propri contenuti in un'era dominata dalla ricerca algoritmica e dall'accesso istantaneo alle informazioni.