A distanza di due settimane dall'udienza svoltasi il 7 maggio presso il TAR del Lazio, il settore del gioco online in Italia continua a navigare in acque incerte. Durante l'udienza, il Tribunale aveva esaminato i ricorsi presentati contro il nuovo bando per le concessioni sul gioco a distanza, emanato dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM). Si aspettava che una decisione fosse emessa entro 7-8 giorni, ma a oggi, quella sentenza tarda ad arrivare. A riferirlo in una nota è Salvo Vullo, titolare di Kogem.
Il bando richiede un canone di 7 milioni di euro per ogni licenza, cifra che è stata fortemente criticata da operatori e associazioni di categoria. Le critiche si concentrano sui costi di ingresso, ritenuti eccessivi, e sulla loro potenziale violazione dei principi comunitari di proporzionalità e concorrenza, oltre che della libertà di stabilimento prevista dal diritto europeo.
Durante l'udienza, gli avvocati dei ricorrenti avevano scelto di non richiedere misure cautelari, confidando in una sollecita sentenza che permettesse agli operatori di decidere se partecipare alla gara. Tuttavia, il ritardo della sentenza sta creando disagi: la scadenza per la presentazione delle offerte è fissata per il 30 maggio, e questa tempistica stretta compromette ogni margine di manovra.
Se il ricorso venisse rigettato, gli operatori sarebbero pronti ad appellarsi al Consiglio di Stato. Tuttavia, i tempi si restringono sempre più, rendendo quasi impossibile un intervento efficace prima che il bando scada.
Questo limbo sta danneggiando non solo i concessionari che avevano impugnato il bando, ma anche altri operatori che, pur criticando la normativa, avevano comunque intenzione di partecipare. Dal fronte dei ricorrenti si solleva un coro di incertezze e preoccupazioni: "Non si può investire in una concessione senza sapere se potremo contare su una rete fisica o meno", si lamentano, richiamando l'attenzione anche su un'altra questione pendente presso il Consiglio di Stato, quella dei PVR (Punti Vendita Ricariche).
La mancanza di una sentenza crea un corto circuito operativo e legale, come sottolinea Vullo. I tempi ristretti minacciano di compromettere il diritto alla tutela giurisdizionale entro tempi utili. Senza la sentenza, non solo manca chiarezza sul bando, ma si consuma anche il tempo per ogni tipo di reazione, legale o operativa, lascando il settore del gioco online in una situazione di stallo che mette in dubbio non solo il presente, ma anche il futuro delle operazioni di gioco a distanza in Italia.
Fonte e Foto: Agimeg