Quest'oggi, presso Lussemburgo, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha tenuto un'importante udienza pubblica nel contesto della controversia legale tra l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) e Google. Il caso è nato dalla presunta violazione del Decreto Dignità (D.L. n. 87/2018), che vieta qualsiasi forma di pubblicità al gioco d'azzardo online in Italia.
Nel dettaglio, l'AGCOM ha imposto a Google Ireland Limited una sévère sanzione pecuniaria di oltre 2,2 milioni di euro per la presunta diffusione di contenuti pubblicitari vietati attraverso la piattaforma YouTube. Questi contenuti sarebbero stati infatti utilizzati per promuovere giochi e scommesse con premi in denaro, in violazione delle leggi italiane. I video incriminati, spesso mascherati da tutorial o materiale d'intrattenimento, facevano riferimento a partner e creatori di contenuti aderenti al YouTube Partner Program.
L'AGCOM sostiene che Google non agirebbe da mero intermediario tecnico ma avrebbe un ruolo attivo, responsabile della gestione dei contenuti. Secondo l'Autorità italiana, Google, attraverso la monetizzazione e la condivisione di entrate con i creatori di contenuti, avrebbe supportato un modello continuativo e organizzato di pubblicazione illecita.
Consapevole delle implicazioni di ampia portata, il TAR Lazio ha sospeso la sanzione, demandando al Consiglio di Stato l'opportunità di un chiarimento più ampio nell'ambito del diritto comunitario. Con ordinanza del 23 maggio 2024, il Consiglio di Stato ha dunque rimesso la questione alla Corte di Giustizia UE.
Il punto centrale del procedimento è l'applicabilità dell'articolo 14 della Direttiva e-Commerce (2000/31/CE), che estende un regime di “responsabilità limitata” ai fornitori di servizi di hosting. Il Consiglio di Stato italiano solleva dubbi sul fatto che tale disciplina possa trovare applicazione nel caso di contenuti promozionali legati al gioco d'azzardo, un'eccezione importante con potenziali ricadute giuridiche.
Presenti all'udienza erano anche rappresentanti di diversi governi europei, come Italia, Belgio, Repubblica Ceca e Portogallo, oltre che membri della Commissione Europea. Ciò sottolinea l'interesse trasnazionale e l'importanza di questo caso, con implicazioni potenziali sull'intero mercato europeo del gambling.
Il dibattito si estende ad un'ulteriore questione: il concetto di hosting provider attivo. Alcuni sostengono che il coinvolgimento di Google con i creatori di contenuti monetizzati la qualifichi come parte attiva e non più meramente passiva, perdendo così le tutele garantite dalla direttiva.
Con la proclamazione prevista nei prossimi mesi, prima giungerà il parere dell’Avvocato Generale dell'UE, fondamentale nell'indirizzare la decisione finale. L'esito potrà determinare nuove frontiere di responsabilità per le piattaforme digitali come Google, che potrebbero trovarsi di fronte a cambiamenti di notevole portata in termini di regolamentazione e operazioni commerciali.
fonte: Jamma.tv